News > Al San Raffaele parte la sperimentazione clinica di Fex, la nuova mano robotica per i pazienti reduci da ictus
Un nemico silente, che colpisce all’improvviso, spesso senza alcun preavviso e che causa 6,2 milioni di decessi ogni anno. Si tratta dell’ictus, la seconda causa di morte nel mondo, a cui oggi viene dedicata una giornata mondiale, giunta alla sua decima edizione, allo scopo di informare e prevenire.
“Ictus” è un termine latino e significa “colpo”, una parola che dice già tutto: l’ictus infatti arriva in maniera improvvisa, e può colpire con la velocità di un lampo anche una persona che gode di buona salute. Il “colpo” consiste in un’interruzione del flusso di sangue al cervello, che può essere causata da due fattori: ostruzione di un’arteria dovuta alla formazione di un coagulo di sangue o rottura della parete un vaso “ debole” che provoca una perdita di sangue nel cervello. Nel primo caso si tratta di ictus ischemico, nel secondo, più grave e potenzialmente fatale, di ictus emorragico.
In entrambi i casi si verifica un’interruzione dell’apporto di sangue ossigenato in una determinata area del cervello: i neuroni cerebrali, privati di ossigeno e nutrimento, cominciano a morire. Di conseguenza, le funzioni cerebrali controllate da quell’area, che possono riguardare il movimento di un braccio o di una gamba, il linguaggio, la vista, l’udito o altro, vengono irrimediabilmente compromesse.
Superata la fase acuta dell’ictus, il soggetto che ne ha sofferto deve affrontare una serie di problemi che riguardano soprattutto tre aspetti fondamentali: prevenzione secondaria delle recidive dell’ictus, recupero delle funzioni nervose compromesse dall’evento cerebro-vascolare, reinserimento sociale e familiare e trattamento delle complicanze.
L’ultima frontiera della riabilitazione robotica per i pazienti reduci da ictus si chiama Fex e arriva dai laboratori di ricerca dell’IRCCS San Raffaele Pisana di Roma. Presentato ufficialmente in occasione della Notte dei Ricercatori, il sistema consiste in un esoscheletro motorizzato per l’esecuzione dei movimenti di estensione e flessione delle dita della mano.
I componenti all’avanguardia del dispositivo Fex lo rendono estremamente facile da indossare e da adattare a dita di qualsiasi lunghezza con o senza limitazioni funzionali, merito della natura modulare della mano esoscheletrica.
«Grazie ad un sistema sottoattuato adattivo» spiega il Dott. Patrizio Sale, responsabile dell’area di ricerca sulla riabilitazione robotica del San Raffaele «Fex ha dimostrato di essere in grado di eseguire movimenti di estensione e flessione delle dita senza provocare spiacevoli dolori anche durante la generazione di forze elevate».
Fex è stata testata sinora su due volontari con esiti di ictus (un uomo di 70 anni e una donna di 50), seguendo un primo trial esplorativo. È stato avviato in questi giorni, presso i laboratori del San Raffaele, un trial estensivo su soggetti volontari, che valuti l’effetto a lungo termine nelle attività di vita quotidiane in soggetti normali e con esiti di ictus.