News > All’IRCCS San Raffaele si studia il genoma per combattere le allergie
I dati sulla diffusione di allergie promossa a livello mondiale dalla Wordl Allergy Organization confermano il preoccupante aumento dei casi, arrivati al 20% della popolazione e in alcuni paesi addirittura al 50%. Il tema è d’attualità perché, con la primavera, siamo proprio nel periodo delle riniti allergiche stagionali i fiori e il primo caldo, torrnano anche le sofferenze, fatte di starnuti, occhi arrossati e naso irritato. Ne abbiamo parlato con il professor Sergio Bonini, direttore scientifico dell’IRCCS San Raffaele di Roma, dove per comprendere meglio il fenomeno si studia la mappa del genoma umano
Quali sono le cause delle allergie?
I prinicipali allergeni sono rappresentati da alcuni pollini (graminacee, alberi, ecc), derivati epidermici di animali, acari, alimenti e veleni d’insetti. Sono inoltre in aumento reazioni allergiche di recente diffusione (lattice di gomma)
Negli ultimi cinquant’anni le allergie sono aumentate in modo rilevante, perché?
Come è stato rilevato dalla nostra équipe dell’IRCSS San Raffaele Pisana in un studio su 700 bambini di Maranello e di Roma, oltre che in una predisposizione genetica oggi le cause sono ricercate nello stile di vita della società occidentale: aumento dei ritmi e conseguente stress, disordini nelle abitudini alimentari, e inquinamento possono aggravare la situazione.
Ma c’è una causa principale?
Gli studi sull’argomento mettono in luce l’interazione tra le varie cause. Se si focalizza su un solo fattore si giunge a risultati contradditori: a studi che dimostrano l’impatto negativo dell’inquinamento si contrappongono studi i cui dati rivelano che nelle città più inquinate ci sono meno allergici che in quelle dove l’aria è migliore.
Insomma siamo nel mistero più completo?
Solo in un certo senso. Non si sa perché ad un determinato momento un individuo sviluppi un’allergia. Il raffreddore da fieno, ad esempio, può manifestarsi in un bambino di cinque anni, ma anche in un adulto di sessanta. C’è tuttavia una teoria, in molti punti confermata dai fatti, che spiega le ragioni dell’aumento globale delle allergie: la teoria dell’igiene.
Cioè?
Attualmente il sistema immunitario viene a contatto con molti meno virus e batteri che in passato e questo aumenterebbe la tendenza allergica. Il contatto con diversi batteri spiegherebbe perché i bambini che vivono nelle fattorie sviluppano meno allergie dei loro coetanei e perché chi ha dei fratelli è meno soggetto a reazioni allergiche dei figli unici.
Come rispondere a questa emergenza?
Esistono le linee guida per una corretta terapia. Da’ltra parte stiamo cercando di capire se esiste un modo per prevenire le malattie allergiche. Partendo dalla prevenzione primaria, che ha lo scopo di evitare la sensibilizzazione, per passare a quella secondaria in cui, una volta che la sensibilizzazione si è verificata, si cerca di evitare l’insorgenza della malattia e alla terziaria in cui si cerca invece di evitare che la malattia progredisca e che vada incontro a recidive. Si evitano in tal modo forme gravi, invalidanti e irreversibili che richiedono interventi riabilitativi
La prevenzione primaria è però difficile da realizzare nella pratica…
Almeno per ora è così. Incominciamo a conoscere alcuni dei fattori di tipo genetico e ambientale che facilitano l’allergia, ma i provvedimenti da adottare per evitare la sensibilizzazione dovrebbero prevedere un intervento su persone sane o addirittura sulla madre quando il bambino è ancora nell’utero. Per il momento siamo in una fase sperimentale alla quale l’IRCSS San Raffaele sta contribuendo in maniera significativa mediante studi sul genoma umano.