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Amore fino alla fine: al San Raffaele Rocca di Papa un convegno sulla “Continuità di cura per il paziente oncologico”.

28 Novembre 2005

In Italia ogni anno, per 160mila pazienti oncologici (12mila solo nel Lazio), arriva un momento nel quale la chemioterapia diventa inutile. Si tratta di pazienti che hanno affrontato e perduto la loro lotta contro il cancro e che non possono essere abbandonati dalla medicina. Così, esistono medici specialisti in cure palliative, che utilizzano un insieme di strumenti multidisciplinare finalizzato ad alleviare il dolore, fisico e psicologico, dovuto al progredire della malattia e ad assicurare dignità di condizioni fino alla fine. Ma sia per i pazienti ed i loro familiari, sia per gli oncologi, il momento della rinuncia alla terapia attiva ed il passaggio alla terapia del dolore rappresenta una fase di crisi particolarmente delicata. Per il medico può infatti significare l’accettazione di un fallimento terapeutico, per il paziente la fine della speranza. Coinvolgere i familiari nel percorso assistenziale e spiegare a tutti gli attori interessati, oncologi e palliativisti, quanto sia fondamentale assicurare continuità assistenziale e supporto medico e infermieristico al malato terminale è stato quindi l’obiettivo della conferenza che ieri il professor Enrico Cortesi, Direttore Day Hospital Oncologico del Policlinico Umberto I° – Università La Sapienza Roma ha tenuto all’Hospice San Raffaele Rocca di Papa. L’iniziativa è stata sollecitata e fortemente voluta dal Prof. Vito Ascoli Marchetti, Coordinatore Medico degli Hospice del San Raffaele Rocca di Papa e San Raffaele Velletri. Spiega il professor Enrico Cortesi “Sulle cure palliative c’è una falsa credenza che è necessario smentire. La maggior parte degli individui è infatti convinta si tratti di un’assistenza superflua, che non serve; mentre sono proprio le cure palliative a trattare i sintomi più dolorosi che affliggono i pazienti affetti da tumore”. “La metà dei nostri assistiti”, continua Cortesi, “presenta gravi disturbi correlati al cancro: dolore in varie parti del corpo, ma anche problemi respiratori, intestinali, digestivi e psicologici”. Fondamentale diventa allora riuscire a calmare questi sintomi facendo stare meglio la persona. Tutto questo a prescindere dallo stato di avanzamento della malattia. Il che significa che, anche quando un tumore è incurabile, una buona terapia oncologica deve unire ed integrare alla chemio e radioditerapia le cure palliative. Solo così quando sarà il momento di lasciare il paziente al palliativista questo non subirà uno choc. Perciò, il professor Vito Ascoli Marchetti è chiamato all’Umber-to I per la presa in carico dei paziente fin da quando sono ancora in corso i trattamenti oncologici”.