News > Attivato presso il San Raffaele Portuense un gruppo di ascolto psicologico per i pazienti
Il San Raffaele Portuense ha avviato un gruppo di ascolto psicologico per pazienti con malattia di Parkinson. Ne parliamo con la coordinatrice del gruppo, la dottoressa Ileana Clemenzi, psicologa psicoterapeuta della struttura, e con il professor Carlo Damiani, responsabile della U.O. di Riabilitazione Neuromotoria.
Dottoressa Clemenzi, su quali elementi lavora il gruppo da lei condotto?
Il sostegno psicologico di gruppo, rivolto sia al malato che ai suoi familiari è un’importante occasione per favorire: lo sviluppo di risorse emotive funzionali al cambiamento; l’elaborazione dei cambiamenti di vissuti emotivi difficili, senza sentirsi sopraffatti da essi; l’insight attraverso esperienze nel gruppo; la riflessione sulla propria modalità di prendersi cura di sé e sull’esperienza di essere accuditi; un nuovo modo di interazione con i propri familiari; la condivisione dell’esperienza e dei propri vissuti emotivi.
Professor Damiani, quali sono gli obiettivi del servizio?
Gli obiettivi del gruppo sono i seguenti: aumentare il tono dell’umore; ridurre stress e ansietà; sviluppare l’autostima; stimolare la comunicazione con gli altri; migliorare la compliance riabilitativa.
Dottoressa Clemenzi, quali meccanismi vengono messi in atto nel gruppo?
La comunicazione è analizzata e catalizzata nei processi di gruppo dal consuttore e dal peer counsellor, scelto tra i pazienti con malattia di Parkinson. Il Peer counsellor è quella persona che vuole ed è in grado di condividere, in modo adeguato, le proprie esperienze di malattia con un atteggiamento positivo verso la vita dimostrando empatia e capacità di ascolto e comunicazione.
Professor Damiani, in che modo questo servizio si inserisce nella terapia per i pazienti con Parkinson attivata al San Raffaele Portuense?
Questa esperienza si affianca alle altre attività dirette al malato di Parkinson svolte nella struttura. Ci piace ricordare la musicoterapia, attivata già da circa un anno, e la proposta di rieducazione attraverso il Tai Chi a favore dei nostri pazienti in ricovero ordinario e Day hospital, elaborata in collaborazione con l’Università di Tor Vergata e in via di realizzazione.