News > Autismo, trattamenti terapeutico/riabilitativi
Sono tre i centri San Raffaele (L’IRCCS San Raffele Pisana, il San Raffaele di Cassino e la Fondazione San Raffaele di Ceglie) specializzati in riabilitazione pediatrica e preparati ad affrontare i disturbi legati all’autismo. Sono tre i centri San Raffaele (L’IRCCS San Raffele Pisana, il San Raffaele di Cassino e la Fondazione San Raffele di Ceglie) specializzati in riabilitazione pediatrica e preparati ad affrontare i disturbi legati all’autismo. Vengono chiamati Centri per lo Sviluppo Infantile (Child Adult Aging Development Center) e si rivolgono principalmente a bambini, giovani e adulti con ritardo cognitivo, disturbi della coordinazione motoria e/o difficoltà di comportamento-apprendimento. Ognuno di questi Centri dispone di un’équipe dedicata alla valutazione e individuazione di una diagnosi e all’elaborazione di un progetto riabilitativo che può essere svolto nella zona di residenza, con un coinvolgimento attivo non solo degli operatori della riabilitazione (terapisti e logopedisti), ma anche di psicologi, educatori e di assistenti sociali. Si tratta infatti in quasi tutti i casi di disturbi delicati e complessi, che comportano un percorso fatto di terapie altrettanto complesse eseguite grazie ad un personale specializzato, in grado anche di supportare da un punto di vista psicologico sia i pazienti che la loro famiglia. Quando un bambino autistico varca la soglia di una delle cliniche, si ha praticamente la certezza di trovarsi di fronte ad un caso delicato. “Mediamente si rivolgono al nostro Centro, per la conferma del quadro diagnostico e per indicazioni terapeutico/riabilitative, circa 80-100 bambini all’anno con disturbo generalizzato di sviluppo (authistic spectum disorders)”, ci racconta il prof. Giorgio Albertini – responsabile del Dipartimento di Scienze delle disabilità dello sviluppo motorio e sensoriale – dell’IRRCS San Raffaele Pisana di Roma, al quale abbiamo chiesto di fornirci un quadro d’insieme dei principali metodi utilizzati nei nostri centri. “Innanzitutto è fondamentale un approccio multidisciplinare, anche e soprattutto per questo tipo di disabilità dello sviluppo. Nella fase iniziale, la diagnosi, seguiamo dei protocolli diagnostici e di valutazione internazionali. Le risposte terapeutiche invece dipendono e variano in base all’età e al livello cognitivo del paziente, alla fase evolutiva che sta attraversando e alla gravità dei sintomi”. La prognosi risulta migliore, infatti, nei casi con sintomi non particolarmente strutturati e con discreto/buon livello cognitivo. Per quanto riguarda le tecniche utilizzate, “Nella fascia di età della prima infanzia, si utilizzano psicomotricità ed intervento logopedico basato sulla relazione e sull’intenzionalità comunicativa, eventualmente associato ad un intervento psicologico di sostegno all’azione educatrice dei genitori. Nella seconda infanzia e durante l’adolescenza, invece, ci concentra su interventi focalizzati sull’area della comunicazione e degli aspetti più complessi del linguaggio (aspetti più che altro pragmatici) puntando molto sulle autonomie personali e soprattutto sociali”. Lo scoglio più duro da superare e il momento fondamentale della terapia è legato al linguaggio. Comunicare e sentirsi in qualche modo integrato in un contestosociale (in famiglia, con i terapisti ma anche a scuola, per esempio), diventa cruciale per il paziente autistico. “L’importante è la qualità dell’integrazione che, vista la complessità del quadro, è un elemento di non facile realizzazione. Per questo si punta progressivamente su attività di tipo artistico/espressivo o ludico/ricreativo o ancora sulla “pet therapy”, cioè il prendersi cura di animali, generalmente di piccola taglia”. Un modo questo (dimostrato anche dagli ottimi risultati ottenuti con l’ippoterapia, come avviene nel centro Villa Buon Respiro di Viterbo), per aprire le porte del bambino permettendogli di esprimersi. Nel corso dei cicli di terapia vengono utilizzati dei protocolli di valutazione che permettono una valutazione tesa a facilitare l’implementazione di progetti educativi (come il PEP o la scala CARS). Il metodo più usato nel nostro Centro è il metodo che utilizza una scala di valutazione dello sviluppo emozionale (Schema of appraisal of emotional development SAED) del Prof Anton Dosen. E’ un metodo che permette, attraverso una ripresa audiovisiva, di studiare meglio il comportamento del bambino in situazioni standardizzate ben definite, permettendo soprattutto di valutare nel tempo la sua evoluzione e gli eventuali progressi”.