News > Biobanca: all’IRCCS San Raffaele il futuro è adesso
Il Time Magazine, nel marzo del 2009, l’ha inserita nella lista delle 10 idee che cambieranno il mondo: è la Banca Biologica, o Biobanca, ovvero una “unità di servizio, senza scopo di lucro, finalizzata alla raccolta e alla conservazione di materiale biologico per studi sulla biodiversità e per ricerca”.
“La “costruzione” di una Banca Biologica è un processo lungo e faticoso” – ci spiega la Dott.ssa Fiorella Guadagni, Responsabile della Biobanca InterIstituzionale Multidisciplinare (BioBIM) dell’IRCCS San Raffaele Pisana – “ma è un grande investimento per il futuro perché, una volta realizzata, permette di ridurre i tempi di attuazione della ricerca medico scientifica per la cura e la prevenzione delle malattie che affliggono l’umanità.”
“Noi” – continua la Dott.ssa Guadagni – “siamo partiti nel 2006: di solito è necessario circa un decennio per riuscire a collezionare una quantità significativa di campioni ma al San Raffaele, grazie al carattere interistituzionale del progetto (ovvero alla partecipazione alla raccolta di 6 diverse istituzioni), siamo riusciti a comprimere i tempi della raccolta e, dopo solo 6 anni, abbiamo già numeri sufficienti per eseguire studi su scala internazionale.”
La raccolta decentrata all’interno di Strutture Sanitarie satelliti e/o l’invio alla BioBanca centrale di campioni biologici da parte di strutture di raccolta periferiche, ha permesso uno sviluppo della sua potenzialità in tempi molto più rapidi e, grazie a questa rete interistituzionale, la BioBIM dell’IRCCS San Raffaele Pisana include, nella sua collezione, i campioni biologici delle patologie/discipline di maggiore rilievanza socio-sanitaria, al fine di analizzare i processi etio-patogenetici nella loro complessità e dinamicità.
L’aspetto innovativo della Biobanca consiste nella drastica riduzione dei “tempi” della ricerca, grazie alla possibilità per gli scienziati di disporre immediatamente di campioni biologici di persone affette, portatrici, o predisposte a patologie su base genetica o ambientale, o che manifestano variabilità alla risposta ai farmaci, possibilmente in comparazione a gruppi di controllo appaiati (soggetti apparentemente sani).
La Biobanca facilita e rende più rapido il passaggio dalla ricerca di base alla ricerca traslazionale, ovvero al trasferimento dei risultati ottenuti in laboratorio, in vitro, all’ambito clinico-assistenziale.
“Per potere validare osservazioni e scoperte originate in laboratorio”- sottolinea la Dott.ssa Guadagni – “il ricercatore deve poter disporre di un gran numero di campioni biologici su cui effettuare la sperimentazione: il vantaggio della banca biologica è quello di mettere subito a disposizione una campionatura omogenea, in grandi quantità, e idoneamente conservata, classificata e standardizzata. I tempi della ricerca sono dunque solo quelli “tecnici” della sperimentazione, quelli della raccolta sono completamente azzerati. Si tratta di uno strumento di notevole rilevanza scientifica: se un ricercatore progetta uno studio su una patologia di cui sono disponibili i campioni biologici, come ad esempio il diabete, può farlo in “tempo reale”, ovvero nei tempi tecnici della sperimentazione evitando quelli lunghi della raccolta e classificazione dei campioni”.
Uno degli aspetti più critici nella realizzazione di una infrastruttura come la Biobanca è rappresentato dalla idoneità dei campioni ai fini della sperimentazione: come dire, non basta raccogliere grandi quantità di materiale biologico ma è assolutamente necessario che questo venga raccolto, classificato ed organizzato secondo procedure standardizzate ed automatizzate.
“Nei nostri laboratori” – continua la Dott.ssa Guadagni – “la raccolta dei campioni è completamente robotizzata e viene utilizzata una piattaforma informatica all’avanguardia che permette di controllare in maniera appropriata tutto il processo e di gestire i dati clinici associati ai campioni biologici: ovviamente, un punto nevralgico è rappresentato dalla tutela della privacy dei donatori che è garantita in tutte le fasi del progetto”.
La Biobanca dell’IRCCS San Raffaele risulta all’avanguardia anche per l’introduzione dei dispositivi RFID, ovvero una tecnologia di identificazione e memorizzazione dei dati che permette di tracciare i percorsi dei campioni fino al congelamento. “Si tratta di microprocessori” – ci spiega la Dottoressa Guadagni – “identici a quelli utilizzati per le etichette dei prodotti dei supermercati: il problema vero è stato rendere questa tecnologia resistente alle bassissime temperature richieste dalle corrette procedure di conservazione del campione biologico. Siamo riusciti per primi a superare questo ostacolo, implementando la tecnologia a nostra disposizione e suscitando l’attenzione di molte aziende che operano nel settore”.
Un altro punto di forza della Biobanca dell’IRCCS San Raffaele è la coesistenza con un reparto di medicina di laboratorio ad alta specializzazione che ha permesso di effettuare delle verifiche e dei test analitici sui campioni, per stabilire le caratteristiche e i criteri con cui questi debbano essere raccolti e conservati. I numerosi lavori scientifici pubblicati nel contesto del progetto hanno ulteriormente contribuito ad accendere i riflettori sulla BioBIM.
“Siamo stati invitati a presentare il nostro progetto da vari Enti ed Istituzioni in Europa e negli Stati Uniti” – conclude la Dott.ssa Guadagni – “perché la nostra “infrastruttura” è stata considerata un punto di riferimento, un modello cui attenersi per la sua impostazione particolarmente “avanzata” dal punto di vista del processo e delle tecnologie utilizzate: in tutto il mondo, infatti, si stanno investendo grandi risorse su uno strumento che in tempi brevi potrebbe avere un grande impatto sul benessere dell’umanità”.
All’ IRCCS San Raffaele Pisana con il progetto della BioBIM, il futuro è già iniziato.