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Coma e stato vegetativo, una giornata per fare il punto sulla ricerca

10 Ottobre 2011

Il 7 ottobre si è tenuta la Giornata nazionale dei risvegli, per dare voce a chi vive nella sua drammaticità l’esperienza del coma.


L’obiettivo è quello di mettere in rete famiglie, medici e associazioni in modo da creare un sistema di cura efficiente attorno alle migliaia di persone che ogni anno entrano in coma per incidenti sul lavoro e nelle strade, per ictus, arresti cardiaci, aneurismi e intossicazioni.


In occasione della giornata è stato fatto il punto sulla ricerca: anche stavolta Roma è all’avanguardia su questi temi grazie ai risultati raggiunti al San Raffaele Cassino e all’IRCCS San Raffaele Pisana, in collaborazione con Università e Istituti Scientifici come il Santa Lucia.


“Non è vero che la ricerca sugli stati vegetativi non si fa, anzi – spiega Marco Sarà, responsabile del reparto di Neuroriabilitazione di Alta Specialità del San Raffaele Cassino – è vero siamo indietro rispetto a malattie come l’Aids, ma c’è un grande impegno da parte di tutti coloro che operano in questo settore”.


Al momento non ci sono risposte definitive – afferma Sarà – i malati presentano lesioni diffuse del cervello, in zone diverse uno dall’altro e ognuno reagisce in maniera diversa alle terapie”.

“Anche se in apparenza tutti risultano in stato di mancanza di coscienza – continua Sarà – è fondamentale distinguere queste sotto sindromi e trattarle in maniera separata, con un approccio che viene definito “sindrome della matrioska”.


L’obiettivo non è quello di dare false speranze illudendo le famiglie di persone in coma, “ma è importante ricordare – precisa Sarà – che è grazie a questi metodi che negli ultimi anni ci sono stati casi di recupero, anche molto tardivo, utilizzando metodiche anche molto diverse”.