News > Con la riabilitazione cognitiva l’intelligenza vive di più
Si chiama R.o.t, Terapia di Orientamento nella realtà. Ad inventarla, traendo spunto dalle terapie riabilitative pensate per i veterani della Seconda Guerra Mondiale, sono stati due scienziati americani ed oggi rappresenta il più efficace strumento di riabilitazione del deterioramento cognitivo in pazienti anziani e/o affetti da patologie vascolari e/o degenerative. Al San Raffaele Nomentana, la R.o.t. viene utilizzata da gennaio nei reparti di Carlo Damiani, primario di Riabilitazione Neuromotoria. “Abbiamo pensato di affiancare la R.o.t. al trattamento delle menomazioni di tipo neuromotorio”, spiega Damiani, “per contrastare un problema molto frequente nei pazienti che giungono nella struttura”.
Ma come si arriva alla dignosi?
“Noi utilizziamo una batteria di tests in grado di fornire informazioni sull’efficienza funzionale di differenti ambiti cognitivi (competenze verbali e visuospaziali, memoria, prassi costruttiva, linguaggio, capacità logico-deduttive), per capire il livello di deterioramento cognitivo e definire strategie riabilitative ad hoc per il singolo problema. La batteria è in grado di di affidabilità diagnostica i pazienti affetti da deterioramento cognitivo in fase iniziale, demenza o Alzheimer”.
Alla sezione che si occupa di valutare il deterioramento cognitivo fanno riferimento la dott.ssa Di Pietropaolo, specialista in neurologia, la Dott.ssa Cappellucci, psicologa, e le terapiste del linguaggio Sbuelz e Zampieri. Dal 26 gennaio 2005 (data di inizio del laboratorio di riabilitazione cognitiva presso la nostra struttura) ad oggi la batteria testistica adottata è stata somministrata a 50 pazienti. Di questi 27 sono stati inseriti nel programma di riabilitazione cognitiva dopo essere stati divisi in due gruppi (per la R.o.t di primo e secondo livello).
In cosa consiste la terapia vera e propria?
“Attraverso esercizi specifici, potenziamo l’orientamento spazio-temporale, le capacità di attenzione, logico operative e verbali. All’interno delle sedute ai pazienti si propone una serie di “strategie mentali”. Insegnamo, insomma, alcune tecniche che aiutano a ricordare e ad orientarsi, insomma a vivere meglio nel proprio quotidiano”.
Cioè?
“Durante le sedute di R.o.t. cerchiamo di innestare nel paziente automatismi che lo aiutino ad orientarsi nella routine giornaliera”.
Parlate molto durante le sedute?
“La memoria procedurale, solitamente, si mantiene più a lungo, per questo è necessario ripetere le strategie proposte e, più che parlare di una strategia, questa si mette in pratica. Durante le sedute ci avvaliamo di vari materiali: ad esempio un calendario, una lavagna, un orologio, un pannello di orientamento spazio-temporale, foto, posters…”
E i miglioramenti sono visibili?
“Quando si parla di deterioramento cognitivo bisogna ricordare che il miglioramento è rappresentato dall’arrestarsi o dal rallentamento di un processo che di per sé è degenerativo. Di sicuro i pazienti migliorano nell’umore, e nella consapevolezza di sé. Se sono depressi, tornano sereni. Fondamentale sarebbe, però, riuscire a “rinforzare” anche a casa (grazie all’aiuto dei familiari che possono proseguire “informalmente”la R.o.t) le strategie acquisite. Altro fattore fondamentale sta nel mettere in pratica, in ogni ambito dell’accoglienza del paziente nella struttura, le conoscenze acquisite grazie alla valutazione cognitiva. Il che significherebbe, ad esempio, arredare le stanze dei pazienti con oggetti che ne stimolino l’orientamento e addestrare il personale perché faccia altrettanto”.