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Elisabetta e Simona, le storie dei pazienti viste da 2 studentesse

17 Dicembre 2010

Simona ed Elisabetta sono due studentesse della Facoltà di Scienze Motorie dell’Università degli studi di Cassino che, sotto la supervisione del prof. Sergio Raimondo e della dott.ssa Maria Francesca De Pandis, hanno elaborato due tesi sperimentali utilizzando la partecipazione dei pazienti del San Raffaele Cassino.

Elisabetta, il 17 dicembre ti sei laureata presentando la tesi “Effetti della pratica del TAIJIQUAN sugli scompensi del sistema nervoso e motorio in pazienti affetti da malattia di Parkinson idiopatica” attuando un protocollo di ricerca, quali sono stati i tuoi risultati?

Abbiamo praticato il TAIJIQUAN insieme ai pazienti parkinsoniani del San Raffaele Cassino 90 minuti al giorno, per 5 giorni a settimana, per una durata di 8 settimane.
Alla fine di questa esperienza i nostri obiettivi di far migliorare l’attività motoria dei pazienti erano stati raggiunti con grande successo: i loro passi si erano fatti più sicuri, più lunghi e più stabili; ad un certo punto è nato un positivissimo entusiasmo nella pratica che ci ha molto gratificate, soprattutto perché preceduto da un po’ di diffidenza nei confronti di una disciplina che agli occhi di una persona in là con gli anni può apparire alquanto bizzarra.
Siamo riuscite ad ottenere questi risultati con un protocollo durato poche settimane pensiamo invece a quali vantaggi il parkinsoniano potrebbe avere se il protocollo durasse almeno il doppio del tempo.

Simona, la tua tesi è di tipo più “emozionale”. Ci vuoi descrivere i tuoi risultati?

I risultati ottenuti dalla mia tesi sono stati sorprendenti, già dopo le prime sedute del corso abbiamo cominciato a notare notevoli differenze, soprattutto sul piano emotivo.
Ricordo bene che il primo giorno del corso i pazienti erano spaventati e totalmente sfiduciati sugli effetti che la pratica del TAIJIQUAN poteva avere sulla loro malattia, ma via via con il passare dei giorni erano felici di praticare e la maggior parte di loro sorrideva ed era quasi sempre di buonumore.
Un altro traguardo importante per i nostri pazienti è stato quello di riuscire ad avere la consapevolezza del proprio corpo e soprattutto dei gesti compiuti da loro stessi; inoltre un ottimo effetto della pratica, comune a quasi tutti i pazienti, è stato il rilassamento dovuto ai numerosi esercizi fatti sulla respirazione.
Sono fiera di aver raggiunto questi risultati.

Il vostro è stato un grande lavoro di squadra, come vi siete trovate ad essere immerse in una realtà come quella del San Raffaele Cassino?

E’ stata una bellissima esperienza formativa anche se inizialmente non è stato semplice! Infatti, il passaggio da una realtà “protetta” come quella universitaria a una realtà sul campo come quella del San Raffaele è stato di forte impatto.
Ci siamo trovate per la prima volta ad interfacciarci con personale medico e con persone malate; fortunatamente con il passare dei giorni, conoscendo meglio i pazienti e i loro sintomi, siamo riuscite ad entrare nel nostro ruolo ossia quello di educatrici al movimento.
Siamo riuscite ad affrontare questa nuova situazione grazie al lavoro di squadra (tutti i medici del reparto, nonostante i loro impegni lavorativi, ci hanno seguite e consigliate su come comportarci con i pazienti), ai nostri studi e a molta umiltà.  

Durante questa esperienza avete avuto modo di conoscere molti pazienti con il morbo di Parkinson, ci potete raccontare una storia che vi ha colpito rispetto alle altre?

La storia che ci ha colpito particolarmente è stata quella di Teresa, medico endocrinologo, che da sola, grazie alla sua professione, si è accorta di essere malata di Parkinson.
Teresa non si è arresa alla malattia, infatti, a differenza degli altri pazienti, conosceva bene la sua condizione e soprattutto il Parkinson.
Questa donna ha sempre dimostrato una grandissima forza di volontà, anche nei giorni in cui era bloccata a letto.
Noi le siamo molto grate perchè grazie a lei siamo riuscite a capire meglio i sintomi di questo morbo e di tutte le sue sfaccettature.
Durante la pratica ci sapeva dare dei riscontri precisi e dettagliati sull’effetto che il TAIJIQUAN stava avendo sul suo corpo e anche quando eseguivamo i test si dilungava nel rispondere alle domande. Grazie a lei siamo riuscite a rendere le nostre tesi ancora più ricchie!