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Fai fatica a ricordare nomi di persone conosciute?

28 Settembre 2005

Il professor Massimo Fini Direttore del Dipartimento di Scienze Internistiche dell’IRCSS San Raffaele risponde ad una delle più frequenti domande rivolte agli operatori durante la prima giornata nazionale di prevenzione dei disturbi della memoria.

Da qualche tempo faccio fatica a ricordare nomi, appuntamenti, situazioni che normalmente richiamo con estrema facilità alla mente. Mi manca la parola giusta: è possibile che la mia memoria si stia ammalando o basta ci sono degli esercizi che posso fare per “curare” il problema?

“Giocate di più, e fatelo tutti i giorni, solo così la vostra mente resterà lucida più a lungo. Cruciverba, tre sette, scacchi, enigmi, esercizi logici e giochi di pazienza sono un’ottima palestra per il cervello. Secondo i più recenti studi pubblicati dalle riviste scientifiche, mantenere allenata la mente con attività intellettuali coinvolgenti (la lettura, il ballo, la musica, il gioco delle carte) riduce del 70% la probabilità che un disturbo iniziale di memoria si trasformi in una demenza”.

Come mai i giocare ha questo potere?

“Ogni quiz gioco e lettura che impegni i due emisferi del cervello, stimolando emozioni e capacità di concentrazione si produce un vero e proprio antidoto ai deficit della memoria che si affacciano con l’età”.

Come funziona la memoria?

“Oggi sappiamo che la memoria è costituita da un insieme di abilità mentali come la capacità di concentrazione e di attenzione, la facoltà di immaginare e di rievocare e l’abilità a immagazzinare dati: i suoi disturbi, sempre più diffusi nella popolazione, non rappresentano una patologia incurabile, ma dipendono anche da una serie di cattive abitudini che si possono prevenire grazie ad un corretto e sano stile di vita. Quella che ancora manca è la consapevolezza degli individui e l’impegno a promuovere la ricerca scientifica ed un’adeguata assistenza”.

Al di là delle demenze, si possono presentare piccoli disturbi della memoria. Bisogna preoccuparsi?

“Vi è una fascia ampia, pari al 5-6% della popolazione anziana, che è affetta da disturbi moderati di memoria. Non sempre è facilmente distinguibile il confine fra la decadenza fisiologica e l’insorgere di questi problemi, ma alcuni sintomi possono essere la difficoltà di utilizzare strumenti di cui si conosce il funzionamento, come per esempio il telefono. In questi casi si è coscienti del loro scopo, ma si hanno difficoltà a compiere la sequenza di azioni, come cercare un numero e comporlo. Tali disturbi possono essere transitori oppure possono rappresentare i primi sintomi di una patologia. In questi casi una corretta valutazione del disagio da parte degli specialisti e una adeguata terapia impediscono il progredire della malattia”.

Quali sono i disturbi fisiologici dell’invecchiamento?

Fra questi disturbi si possono annoverare la riduzione delle capacità reattive, un allungamento dei tempi di apprendimento e di adattamento, e una lentezza nel ricordare, ma non necessariamente la perdita della memoria”.

Ci sono altri fattori che possono alterare la memoria?

“Certamente la pressione alta, il colesterolo, il diabete, le malattie cardiovascolari serie come l’ischemia e l’infarto, oppure disturbi della tiroide. Ma anche la depressione ha una notevole incidenza sulle demenze ricreandone perfino i disturbi senza una conclamata patologia neurologica”.

Quanti anziani soffrono di depressione?

“Dalle ricerche degli specialisti risulta che il 20% degli anziani soffre di depressione a causa di mancanze di prospettive di vita, di interesse, di traumi come lutti o il pensionamento e della graduale perdita del ruolo sociale. Tutti fattori questi che potrebbero accelerare l’invecchiamento cerebrale. Mentre l’emotività, che apparentemente rallenta la capacità di memorizzare, apporta nessun degrado”.