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Giornata Mondiale contro l’Ictus Cerebrale:”Minutes can Save Lives”

28 Ottobre 2022

Il 29 ottobre si celebra la Giornata Mondiale contro l’Ictus Cerebrale e anche quest’anno la campagna ‘Minutes can Save Lives’ si focalizzerà sull’importanza di riconoscere tempestivamente i sintomi e di risparmiare tempo prezioso per salvare vite umane. Per i pazienti però colpiti da strokeè fondamentale intervenire con una riabilitazione mirata e costante volta a stemperare i postumi neurologici motori, di linguaggio, di equilibrio e di vista, con l’obiettivo di restituire la migliore qualità di vita possibile.

I DATI SULL’ICTUS IN ITALIA

In Italia l’ictus è la seconda causa di morte ela prima causa di invalidità. Ogni anno infatti si registrano nel nostro Paese circa 90.000 ricoveri dovuti all’ictus cerebrale, di cui il 20% sono recidive secondo i recenti dati del Ministero della Salute. Il 20-30% delle persone colpite da ictus cerebrale muore entro un mese dall’evento e il 40-50% entro il primo anno. Solo il 25% dei pazienti sopravvissuti a un ictus guarisce completamente, il 75% sopravvive con una qualche forma di disabilità, e di questi la metà è portatore di un deficit così grave da perdere l’autosufficienza. La fascia d’età più colpita è quella dopo i 55 anni, la sua prevalenza raddoppia successivamente a ogni decade mentre il 75% degli ictus si verifica nelle persone con più di 65 anni.

ANCHE I PIÙ GIOVANI SONO A RISCHIO ICTUS

Nonostante questi dati, però, si riscontra che la fascia di età più giovane tende a essere sempre più a rischio poiché sono più diffuse condizioni predisponenti come ipertensione arteriosa, diabete, obesità, sedentarietà e cattiva alimentazione. Questo aumento dei casi, riscontrato negli ultimi anni tra i soggetti di età inferiore ai 45 anni, sarebbe associato anche a una maggiore diffusione di alcol e droghe. Infatti, l’uso smodato di alcolici e superalcolici rappresenta un fattore di rischio sia per l’ictus ischemico che per quello emorragico, aumentando anche di 3-4 volte la probabilità di incorrere in un episodio di patologia cerebrovascolare. Per questo, la prevenzione gioca un ruolo determinante ed è fondamentale sottoporsi a periodici controlli medici, che devono essere adeguati al passare degli anni.

L’IMPORTANZA DELLA RIABILITAZIONE POST ICTUS

A seguito di un ictus ci può essere un recupero della funzione neuromotoria, anche molto significativo, dovuto a processi riparativi spontanei. La vera sfida risiede nel mettere in atto varie iniziative riabilitative che possano minimizzare i deficit funzionali dei pazienti, accelerandone il recupero. L’approccio tipico, attualmente utilizzato, è rappresentato dalla riabilitazione neuromotoria che cerca di esercitare e recuperare tutte quelle abilità compromesse a causa dell’ictus, come diminuzione della forza muscolare, mancanza di coordinazione ed equilibrio, difficoltà nella deambulazione, difficoltà a parlare e deglutire. Il paziente, con l’aiuto di fisiatri e fisioterapisti, imparerà a compensare eventuali disabilità permanenti con tecniche alternative. Per potenziare ulteriormente il ripristino delle funzioni motorie l’obiettivo è quello di affiancare alle metodologie classiche di riabilitazione, nuove metodiche quali la stimolazione non invasiva del cervello.

I PIÙ RECENTI STUDI AL SAN RAFFAELE PER LA PERSONALIZZAZIONE DELLA RIABILITAZIONE POST ICTUS

È in corso presso l’IRCCS San Raffaele ‘PREVICTUS’uno studio per la personalizzazione della riabilitazione post ictusche si pone l’obiettivo di “mettere a punto la gamma di esami strumentali e di scale di valutazione clinica che consentono già nelle prime giornate successive allo stroke di prevedere il livello di recupero finale e di ritagliare, quasi con un’azione sartoriale, le migliori attività di riabilitazione su ciascun paziente” spiega il prof. Paolo Maria Rossini, Responsabile del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione dell’IRCCS San Raffaele.

“Ad oggi lo studio, a cui hanno aderito un centinaio di pazienti, ha svelato l’esistenza di biomarcatori elettroencefalografici sensibili a predire in anticipo il recupero funzionale in seguito ad un evento ischemico, che potrebbero essere utilizzati per indirizzare un trattamento riabilitativo personalizzato” spiegano Fabrizio Vecchio eFrancesca Miraglia, rispettivamente Responsabile ericercatrice del Brain Connectivity Laboratorydell’IRCCS San Raffaele. “Inoltre, collaborazioni con i colleghi del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università Cattolica Campus di Roma hanno permesso di evidenziare su modelli animali di ictus ischemico le basi molecolari del recupero funzionale indotto da una stimolazione non invasiva del cervello denominata “stimolazione transcranica a corrente diretta” nell’accelerare il recupero della funzione motoria. I risultati di queste ricerche aprono la strada a nuove strategie diagnostiche e terapeutiche molto promettenti che si basano sull’uso combinato di biomarcatori precoci e trattamenti innovativi e personalizzati di riabilitazione” concludono.