• Notizie

Giornata Mondiale del Malato, il punto sul tema dell’umanizzazione degli ospedali

11 Febbraio 2015

Il Prof. Natale Santucci: «Non solo medicina: ecco come va inteso il concetto di cura»

«C’è una differenza sostanziale tra i verbi “guarire” e “curare”. È una differenza che passa attraverso parole come “comunicazione, accoglienza e comprensione” del paziente».

Ad affermarlo è il Prof. Natale Santucci, Direttore Medico Aziendale del San Raffaele SPA, impegnato da sempre nella promozione dell’umanizzazione delle strutture ospedaliere e di un nuovo modo di concepire il delicato momento della cura. Una nuova etica della medicina, che prefigura l’obiettivo di “mettere il paziente al centro” e che appare ancora più calzante in una giornata, come quella di oggi, 11 febbraio, in cui la comunità cattolica e non solo, rende un tributo ai malati di tutto il mondo.

Una nuova dimensione degli ospedali, quindi, in cui il processo terapeutico si salda a concetti quali l’accoglienza, l‘informazione, la protezione e l’accompagnamento del malato. La strada da percorrere in tal senso è lunga e la formazione degli operatori sanitari ne rappresenta indubbiamente una parte fondamentale. È infatti di primaria importanza l’individuazione di personale capace di garantire supporto in termini di calore umano, dialogo e aiuto morale.

«Particolare attenzione – ha aggiunto Santucci – può essere rivolta anche al mondo del volontariato e alla promozione di iniziative culturali e ricreative che stimolino la partecipazione dei pazienti». Umanizzare le cure significa dare una nuova veste al momento terapeutico anche da altre prospettive: oltre che quella del malato, anche quella degli operatori sanitari e delle strutture ospedaliere.

«Questo percorso non riguarda soltanto il paziente, poiché anche il personale medico deve essere sostenuto nella quotidianità della vita ospedaliera». Quanto affermato dal Prof. Santucci è di notevole interesse anche da questo punto di vista poiché il rischio di burnout (letteralmente “bruciato dentro”, un particolare stato emotivo tipico delle helping professions, gli operatori d’aiuto) è molto alto negli operatori che lavorano continuamente a contatto con casi terminali e particolarmente strazianti.

In quest’ottica appare di particolare urgenza l’attivazione di specifiche proposte di intervento come il supporto tecnico, l’assistenza psicologica, oltre che la formazione e l’educazione degli operatori. In un quadro generale tuttavia risultano di pari necessità anche iniziative per l’innovazione delle strutture e la definizione di sistemi impiantistici adeguati a nuovi standard qualitativi.

Il San Raffaele SPA è da sempre all’avanguardia nel garantire suddetti standard d’eccellenza: oltre 2.500 operatori, tra medici e personale sanitario, lavorano ogni giorno per dare cure e attenzioni a decine di migliaia di pazienti. «Declinare l’eccellenza in medicina – ha affermato Santucci – significa riscoprire un linguaggio comprensibile che crei un clima di fiducia e di empatia tra medico e paziente».

Una nuova “filosofia medica” quindi, che intende restituire all’atto curativo una forte componente relazionale. Per il personale del San Raffale, il paziente è molto più che un “orologio guasto” da riparare. La “comunicazione” è il principio che guida i nostri operatori nelle loro attività quotidiane, poiché la riteniamo la prima, fondamentale forma di cura».