News > Giornata Mondiale del Rene. “Oggi la diagnosi precoce è possibile” secondo il Prof. Carnabuci, Centro Dialisi della Casa di Cura Nepi
Sono più di 4 milioni gli italiani colpiti da malattie croniche del rene, un organo vitale ma troppo spesso sottovalutato. In Italia si stima che circa il 10% della popolazione adulta sia infatti colpita da malattia renale cronica, una condizione grave e progressiva che rimane sotto-diagnosticata nei suoi stadi iniziali anche in pazienti che presentano fattori di alto rischio. Queste patologie operano silenziosamente nelle fasi d’esordio, rimanendo per lo più senza sintomi fino agli stadi più avanzati e gravi. Aumentare la consapevolezza nella popolazione per realizzare percorsi terapeutici più tempestivi ed efficaci è l’obiettivo che si pone la Giornata Mondiale del Rene con lo slogan «Salute dei reni per tutti»: un’iniziativa promossa dalla Fondazione Italiana del Rene (FIR) in collaborazione con la Società Italiana di Nefrologia per ribadire l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce. Una speranza giunge però dall’affinamento delle tecniche diagnostiche e della loro diffusione che hanno profondamente modificato la storia delle malattie renali riducendone drasticamente l’impatto secondo il Prof. Antonio Carnabuci, Responsabile del Centro Dialisi della Casa di Cura Nepi.
Ma quali sono le patologie che portano all’insufficienza renale cronica?
“Si parla di Insufficienza Renale Cronica (IRC) quando una patologia che colpisce i reni determina una significativa e irreversibile riduzione della loro funzionalità. Quando la riduzione supera il 90% è necessario intervenire con la dialisi. Possono essere di natura congenita (es. rene policistico) oppure riguardare il parenchima renale (nefropatie infettive o autoimmuni); essere una conseguenza di malformazioni o patologie urologiche che si riflettono a ritroso sulla funzione renale danneggiandola o anche malattie neoplastiche, quando bilaterali o a carico di pazienti mono-rene. La gravità della insufficienza renale è espressa dalla entità della riduzione del “filtrato glomerulare” ossia dal grado di riduzione della capacità depurativa complessiva dei reni. Essa è ben rappresentata dall’incremento dei valori della creatinina che è una sostanza organica eliminata completamente dal rene sano e invece eliminata solo in parte dal rene malfunzionante”.
Fondamentale quindi la diagnosi precoce per intercettare la malattia nelle sue fasi iniziali.
“L’assenza quasi sempre di sintomi clinici che pongano il sospetto di una patologia renale è il motivo per cui si arrivava spesso molto tardi alla percezione di una problematica renale di cui si scoprivano gli effetti a danno ormai avvenuto. Oggi però la situazione è molto cambiata. La diffusione degli esami diagnostici di routine permettono di individuare già all’insorgenza di malattie infettive o autoimmuni per le quali disponiamo di terapie anche molto efficaci. Le patologie dovute a problematiche urologiche, grazie alla ecografia e alla tomografia computerizzata, specie se utilizzate precocemente, permettono di fatto di intervenire prima che diano gravi conseguenze sul funzionamento dei reni. In definitiva un periodico monitoraggio di alcuni parametri permette di avere un quadro di sorveglianza significativamente efficace. In particolare potremmo indicare come esami per una valutazione generica preliminare da approfondire in caso di necessità: urine, Glicemia, Azotemia, Creatininemia, Uricemia, Emocromo, Protidemia con elettroforesi. Va sottolineato però che tutti gli esami clinici e diagnostici andranno poi interpretati con raziocinio e correlati all’età anagrafica per evitare inutili allarmismi specie nelle persone di età avanzata in cui una relativa riduzione funzionale è da considerare fisiologica”.
Quali sono i pazienti più a rischio?
“Il rene è un organo che, per svolgere efficacemente la sua funzione, ha bisogno di un afflusso notevole di sangue. Quindi tutte le malattie vascolari o metaboliche che danneggiando il sistema vascolare limitano tale afflusso possono portare a una sua sofferenza. Arteriosclerosi, ipertensione, diabete, iperuricemia, ipercolesterolemia, se non controllate possono portare a conseguenze negative sul funzionamento dei reni. Per questo la prevenzione e la cura di queste patologie e dismetabolismi è una condizione essenziale per la prevenzione del danno renale”.
Come vengono trattate oggi le patologie che colpiscono i reni?
“Quasi tutte le malattie renali sono ormai sempre meglio riconosciute e curate. La prevenzione del danno vascolare negli ipertesi e nei diabetici, la precoce diagnosi e trattamento delle patologie urologiche e addirittura la promettente possibilità di intervenire con nuovi farmaci anche nelle malattie genetiche – come per esempio la possibile riduzione dello sviluppo delle cisti che danneggiano il rene policistico congenito – fanno pensare che la insufficienza renale sarà sempre meglio trattata col progredire della prevenzione e con lo sviluppo della ricerca, tanto che si può ritenere che si dovrà ricorrere alla dialisi, in futuro, solo per un numero sempre più ridotto di pazienti. Ma la vera soluzione alle patologie renali è ormai stata individuata ed è già oggi realtà: si tratta del trapianto renale. Lo sviluppo della scienza trapiantologica e la sua diffusione ed estensione hanno reso ormai il trapianto renale la soluzione definitiva in prospettiva alla IRC”.
Il Centro Dialisi della casa di Cura Nepi: l’unica struttura nel Lazio che offre ai propri ospiti in RSA, Hospice e Lungodegenza anche la emodialisi
“Presso la struttura, convenzionata con il Sistema Sanitario Regionale (SSN), è possibile sottoporsi a trattamenti di dialisi extracorporea come emodialisi tradizionale, dialisi ad alto flusso, con materiali particolari per pazienti più fragili o intolleranti alla dialisi convenzionale o ultrafiltrazione isolata per pazienti cardiopatici e scompensati. Ma oltre a svolgere la normale attività di trattamento dei pazienti dializzati ambulatoriali residenti nel territorio su cui insiste, ha una specifica funzione sociale di grande importanza: permette infatti alle persone ospitate in questa struttura per motivi sanitari e sociali, in quanto sede di RSA, Hospice e Lungodegenza di effettuare in sede anche la terapia emodialitica in caso di necessità. La casa di cura Nepi è di fatto l’unica struttura del Lazio che dà la possibilità ai propri ospiti di essere seguiti in un ambito professionale di eccellenza per le loro necessità cliniche o sociali e che soffrano anche di Insufficienza Renale Cronica, di poter effettuare nella stessa sede anche la emodialisi, evitando loro così i trasferimenti dalla struttura di residenza ai centri dialisi per ogni singolo trattamento che spesso va ripetuto più volte a settimana. Questo elimina la fatica e il disagio che i frequentissimi viaggi comportano tutelando i pazienti più fragili”.