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Glicemia e Alzheimer, un legame a doppio filo

27 Agosto 2013

Il Prof Barbanti: «Mangiare non poco, ma poco calorico»

Acqua, tè, tisane, centrifugati, frutta e verdura di stagione sono in grado di fornire all’organismo tutto ciò di cui ha bisogno per riequilibrare le “perdite” dovute al caldo. Occorre invece limitare gli zuccheri, e quindi dolci, gelati, bibite gasate e zuccherate, perché all’inizio ci rinfrescano e ci danno la sensazione di tirarci su, di darci energia. Ma sono alimenti molto calorici che rischiano, nelle persone predisposte, di far aumentare i valori della glicemia. In questi giorni, a tal proposito, è stato pubblicato uno studio che sottolinea un legame a doppio filo tra glicemia e Alzheimer. A parlarcene è il Prof. Piero Barbanti, Responsabile del Centro diagnosi e terapia della cefalea e del dolore presso l’IRCCS San Raffaele Pisana.

«Quando si parla di glicemia viene subito in mente l’insulina, che fa bene alla memoria», precisa il neurologo, «ma una predisposizione genetica unita ad un eccesso di insulina circolante può sortire l’effetto contrario. L’eccesso di insulina facilita la produzione di quella sostanza proteica chiamata amiloide. E l’accumulo di placche amiloidi tra i neuroni è una delle principali caratteristiche dell’Alzheimer».

«I ricercatori americani», conclude il neurologo, «si sono accorti che è possibile controllare la glicemia, non solo attraverso un’alimentazione corretta, ma anche con l’utilizzo del resveratrolo, sostanza contenuta nella buccia dell’uva rossa, che attiva le sirtuine, una classe di proteine che si ritiene proteggano gli organismi contro le malattie dell’invecchiamento».

In conclusione, dobbiamo mangiare non poco ma poco calorico: a dirlo non è solo il nutrizionista, ma anche il neurologo.