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Guardare il telefono appena svegli: quali sono gli effetti sul cervello? La risposta del Prof. Barbanti dell’IRCCS San Raffaele

6 Febbraio 2023

Più di un terzo degli utenti in tutto il mondo afferma di controllare il telefono entro i primi 5 minuti dal risveglio al mattino. Un’abitudine che può però avere delle conseguenze sul nostro organismo. Il Prof. Piero Barbanti, Responsabile dell’Unità per la cura e la ricerca su Cefalee e dolore presso l’IRCCS San Raffaele, ha spiegato nel corso di un’intervista per il quotidiano Il Messaggero quali possono essere gli effetti sul nostro cervello.


Lo smartphone è sempre a portata di mano: inglobando servizi e funzionalità svariate e consentendo la connessione ai nuovi device indossabili è ormai il dispositivo di riferimento. A chi non è capitato di aprire gli occhi nel cuore della notte e di non resistere alla tentazione di allungare il braccio verso il comodino e fare un check delle notifiche, rimanendo incollato alla luce del proprio dispositivo? Un automatismo da nomofobia (paura di rimanere senza telefono) che spinge il 75% degli under 35 a portare lo smartphone ogni sera fin dentro il proprio letto. Ma quali sono le conseguenze sul medio e lungo termine?


Il nostro organismo necessita di gradualità al mattino, non tanto nell’esposizione alla luce anzi in grado di aiutare a regolare il ritmo sonno-veglia, ma piuttosto per i suoi meccanismi cerebrali. “L’uso smodato dello smartphone durante i primi minuti che seguono il suono della sveglia equivale a sommergere il cervello di informazioni facendolo correre di prima mattina dietro ispirazioni banali o drammatiche che generano ansia e tecnostress» spiega il neurologo.


“La stimolazione cognitiva ed emotiva data dallo smartphone rappresenta un interruttore che spegne e riaccende il cervello in modo più rapido del previsto, alterandone i bioritmi e aumentando la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress” dice Barbanti. “Il rischio  è quello di avvertire durante la giornata tensione emotiva, irritabilità, apprensività e mal di testa, per non parlare delle potenziali conseguenze a medio e lungo termine come complicazioni cardiocircolatorie e metaboliche” prosegue.