News > I meccanismi neuronali alla base dell’amore
È dal nostro cervello che comincia l’amore. Lo ha spiegato ieri il professor Piero Barbanti, Responsabile della U.O. per la diagnosi e la terapia delle cefaleee del dolore dell’IRCCS San Raffaele Pisana, ai telespettatori di Rai Tre, nel corso di una puntata di Geo & Geo dedicata ai sentimenti, in vista della festività di San Valentino.
L’amore, ha spiegato il professore, ha una specifica funzione: “Serve a mantenere la specie”. Inoltre sono due le caratteristiche distintive di questo sentimento: “In primo luogo, l’impulso a stare uniti, in virtù del quale la distanza genera sempre sofferenza; in secondo luogo l’irrinunciabilità: l’amore è come una droga, una volta che lo si sia sperimentato”.
Si può persino distinguere tra diversi tipi di amore: “L’amore romantico, nel quale rientrano il senso di gratificazione, corrispondente all’attivazione di aree del cervello dette striato e nucleo accumbens; le emozioni (insula, cingolo anteriore); la sessualità (ipotalamo);la memoria (ippocampo); e l’amore materno, in cui assumono grande importanza le informazioni visive”.
Ma esiste una spiegazione neurologica del perché l’amore possa fare “sragionare”? “Mentre si attivano le aree delle emozioni – ha spiegato il professore – c’è una disconnessione di aree più razionali del cervello, quali la corteccia frontale, parietale e temporale che svolgono funzioni “censorie” del ragionamento cosciente; a disconnettersi è anche l’amigdala, l’area responsabile della paura: tutto ciò spiega la follia ed il coraggio nell’amore romantico e materno”. Insomma, l’amore è davvero cieco, poiché ogni volta che ci innamoriamo si riduce la nostra capacità di valutare razionalmente l’oggetto del nostro amore.