News > I rischi cardiovascolari della menopausa esposti dal prof. Giuseppe Rosano dell’IRCCS San Raffaele Pisana
Ha avuto inizio il 12 maggio a Sophia Antipolis, in Francia un prestigioso corso che il Prof. Giuseppe Rosano, cardiologo dell’IRCCS San Raffaele Pisana, sta organizzando per la Società Italiana di Cardiologia su un tema che sta raccogliendo la massima attenzione anche da parte della Società Europea di Cardiologia: la gestione del rischio cardiovascolare nel periodo peri-menopausale.
“Le malattie cardiovascolari”, ricorda Rosano, “rappresentano la prima causa di morte nei paesi occidentali e la patologia ischemica, particolarmente diffusa in questi paesi, detiene un’incidenza prossima al 10% della popolazione totale adulta ed una prevalenza che aumenta con l’età, superando il 20% negli anziani e nelle donne in età post-menopausale. In queste pazienti, poi, la maggiore incidenza di cardiopatia ischemica si accompagna spesso ad una diversa presentazione clinica della stessa ed una differente risposta alla terapia.
Le peculiarità cliniche di questa popolazione di pazienti sono oggetto di massima attenzione da parte della comunità scientifica cardiologica, tanto che la Società Europea di Cardiologia ha organizzato un corso dal titolo: “Management of Cardiovascular Risk in Perimenopause”.
Contrariamente a quanto comunemente ritenuto, le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di mortalità e morbidità anche nelle donne dopo i 50 anni.
Da cosa dipenderebbe questo aumento nel tasso di mortalità?
“Secondo Michael Mendehlson dell’Università di Boston, responsabile di tale aumento è il deficit ormonale che si instaura con la menopausa e che contribuisce ad aggravare fattori predisponesti quali le alterazioni del metabolismo glucidico e lipidico e la ipertensione arteriosa”.
Eppure tantissime donne continuano a ritenere patologie cardiovascolari come infrequenti…
“Tale atteggiamento porta spesso ad un ritardo nella presentazione al pronto soccorso in caso di infarto miocardico o ad una latenza maggiore nel richiedere una valutazione cardiologica. Tutto ciò associato ad una conformazione anatomica tale da rendere più problematiche le procedure di rivascolarizzazione e ad una differente risposta alla terapia farmacologica, rispetto al sesso maschile, è responsabile della maggiore mortalità femminile per cardiopatie”.
Ci sono altri particolari fattori di rischio?
“Come ha spiegato il dr. Kaski, del St George’s Hospital Medical School di Londra, un aspetto di notevole importanza patogenetica delle cardiopatie nel sesso femminile è l’elevata incidenza di diabete mellito e di sindrome metabolica poiché essi contribuiscono ad aggravare la progressione della malattia e ad influenzare la risposta terapeutica”.