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Ictus: su “Stroke” lo studio del Prof. Vecchio sull’architettura delle connessioni

15 Novembre 2022

L’ictus è la principale causa di disabilità in Italia. Sono circa 1 milione, in particolare, le persone che, dopo essere state colpite da ictus cerebrale, sono sopravvissute con esiti invalidanti.

L’ictus può infatti provocare numerosi deficit, come paresi degli arti superiori e inferiori nonché causare problemi di linguaggio, deglutizione, vista, equilibrio e cognitivi. Per i motivi citati, negli ultimi anni, la comunità scientifica ha posto l’attenzione su questa problematica indirizzando studi che potessero svelare l’esistenza di biomarcatori innovativi per la predizione della prognosi del pazientee perguidare trattamenti riabilitativi personalizzati. In particolare, alcune ricerche scientifiche promettenti hanno dimostrato come l’ictus può determinare alterazioni dei circuiti nervosi del cervello e della connettività funzionale (cioè di come i vari centri nervosi sono interconnessi e colloquiano tra i loro), ricavata a partire dall’elettroencefalografia.

A tal proposito, lo studio condotto dal prof. Fabrizio Vecchio e dai suoi collaboratori, nel laboratorio di Brain Connectivity dell’IRCCS San Raffaele Roma, pubblicato sulla prestigiosa rivista Stroke, Impact Factor 10.170, ha avuto come principale obiettivo quello di andare ad esplorare a livello degli emisferi cerebrali, tramite lo studio di parametri innovativi, l’architettura delle connessioni. In particolare, sono stati coinvolti 90 pazienti, arruolati in fase acuta post ictus e 110 soggetti sani. I pazienti sono stati sottoposti a valutazione clinica tramite scale neurologiche ed esame elettroencefalografico eseguiti in fase acuta post ictus. Gli stessi sono stati poi rivalutati tramite le stesse scale cliniche in un follow-up a circa un mese dalla prima valutazione.

Tramite algoritmi matematici innovativi (come, ad esempio, la teoria dei grafi), sono stati calcolati a partire dell’elettroencefalografia (che registra i segnali elettrici prodotti dal cervello) alcuni indici di connettività funzionale sia a livello dell’emisfero compromesso dall’ictus che a livello dell’emisfero non affetto.

I risultati, molto promettenti, indicano come sia riconoscibile un’alterazione significativa dell’architettura dei network a livello dell’emisfero compromesso, mentre l’emisfero non compromesso sembra non risentire di queste modificazioni.

Lo studio ha svelato inoltre la capacità di questi indici come biomarcatori elettroencefalografici sensibili a predire in anticipo il recupero funzionale in seguito ad un evento ischemico che potrebbero essere utilizzati per indirizzare un trattamento riabilitativo personalizzato.