News > ICTUS – Tac e risonanza magnetica per la diagnosi precoce
La diagnosi precoce dell’ictus sia ischemico che emorragico è fondamentale per avere buone possibilità di salvare la vita al paziente e non solo. Non è un caso che la World Stroke Organization ha voluto quest’anno, in occasione della giornata mondiale contro l’ictus (29 ottobre), evidenziare quanto sia importante il riconoscimento tempestivo dei sintomi, lanciando il tema “Minutes can save lives”.Avere strumentazioni adeguate come una tac multistrato, 64 strati con doppio tubo o una risonanza magnetica 1,5 tesla, è fondamentale.
Entrambe le metodiche rivestono un ruolo di primo piano, come spiega il prof. Alberto Pierallini Direttore Diagnostica per immagini dell’IRCCS San Raffaele Roma:
Perché la tac è la prima indagine richiesta quando si sospetta un ictus cerebrale?
La tac, indagine molto diffusa ed accessibile, facilmente eseguibile e rapida, è ormai riconosciuta come metodica neuroradiologica di prima istanza soprattutto perché permette di discriminare l’evento ischemico acuto da quello emorragico, differenziazione essenziale per la corretta programmazione dell’iter clinico e terapeutico. Infatti la TC, oltre a evidenziare immediatamente l’ematoma intracerebrale grazie alla iperdensità del sangue stravasato, già nelle prime ore dall’esordio dell’ischemia può, in mani esperte, consentire di individuare i segni iniziali di infarto ischemico, quali la ipodensità precoce, espressione diretta dell’edema citotossico, e la iperdensità dell’arteria cerebrale media, segno di occlusione tromboembolica e quindi segno indiretto di lesione ischemica.
Anche la risonanza magnetica risulta utile
La risonanza magnetica, con le sequenze di diffusione e perfusione, rappresenta lo strumento diagnostico più sensibile per la diagnosi di ischemia cerebrale in fase iperacuta e per la individuazione delle aree di “penombra ischemica” aree non ancora infartuate ma a rischio metabolico e quindi passibili di recupero con le opportune terapie.In particolare le sequenze di diffusione mostrano con elevata specificità l’intrappolamento intracellulare dell’acqua, espressione dell’edema citotossico, già pochi minuti dopo l’esordio dell’ ischemia dell’ictus.Le sequenze di perfusione, invece, studiano le variazioni del flusso ematico a livello del microcircolo grazie all’impiego di sequenze ultrarapide ed alla somministrazione del bolo di mezzo di contrasto paramagnetico.
Perché è importante documentare una ridotta perfusione?
La documentazione della ridotta perfusione nell’area circostante la zona infartuata (penombra ischemica) è molto importante nel predire l’evoluzione dell’infarto e quindi nel guidare la terapia efficace a ridurne la estensione.
È.Infatti, possibile utilizzare metodiche di trombolisi o di trombectomia con rimozione meccanica del trombo che, quando utilizzate in fase acuta, consentono la rivascolarizzazione delle aree cerebrali a rischio emodinamico e metabolico e quindi di limitare la estensione del danno ischemico.