News > Il mistero del sogno: un’intervista con il Prof. Barbanti, neurologo primario dell’IRCCS San Raffaele Pisana
I sogni sono desideri, recita il noto motivetto. Nella tradizione popolare, i nostri cari estinti ci appiano in sogno per “regalarci” numeri fortunati da giocare a lotto.
I sogni, ci ha insegnato Freud, sono l’espressione dei nostri impulsi inconsci che, nel sonno, riescono ad eludere le censure delle coscienza vigile.
Del sogno, di questo affascinante mistero che da sempre ha attratto artisti, scienziati e poeti, parliamo oggi con il Prof. Piero Barbanti, neurologo primario dell’IRCCS San Raffaele Pisana e responsabile del Centro diagnosi e terapia della cefalea
Sognare serve?
La notte porta consiglio, dice un proverbio. Ed è vero. Nel corso del sogno si consolidano l’apprendimento emozionale e la memoria, in particolare la memoria procedurale, quella del come si fa. Proprio come un dolce lasciato a lievitare. Nel sonno si rincorrono 5 fasi (4 dette nonREM ed 1 REM), fino a 4-5 volte per notte. Noi sogniamo nella fase REM, in particolare quando ci addormentiamo e nella seconda parte della notte.
Nella prima parte i sogni sono più brevi e richiamano il recente passato, nella seconda parte sono più lunghi e si rifanno a esperienze più remote
A che età si inizia a sognare?
Il sonno REM (quello del sogno), occupa il 20% del sonno dell’adulto ma nel bambino dalla nascita fino ai 3-5 anni occupa circa il 50% del sonno! E’ stato dimostrato che già a 2 anni il bambino è in grado di ricordare il sogno. Verso i 7-9 anni inizia a maturare un sogno di tipo adulto. All’inizio il bambino è spettatore: sogni brevi, frammentari, statici, ricchi di animali. Poi il bambino diventa protagonista del proprio sogno.
Perché alcune persone non sognano?
In realtà tutti sogniamo. Ricordare o meno il sogno dipende dalla fase del sonno in cui ci risvegliamo. Se ci svegliamo durante la fase del sonno REM ricorderemo il sogno. Altrimenti no. E’ stato stimato che un risveglio che accada nel sonno nonREM a più di 8 minuti dalla fine dell’ultimo ciclo REM non viene ricordato. Quelli che credono di non sognare ….si svegliano in realtà regolarmente nel momento sbagliato.
Cosa rappresenta il sogno? Perché abbiamo a volte sogni ricorrenti?
Gli antichi credevano che in sogno parlassero gli dei. La tradizione popolare vuole che nel sogno parlino i cari scomparsi. Freud sosteneva che nel sogno emergessero i pensieri inconsci che riuscivano a divincolarsi dal pensiero razionale.
Ora esistono modelli più complessi. Può essere utile un paragone con un concerto rock dal vivo. Secondo uno dei modelli più recenti una zona del cervello, chiamata ponte, “spara” in maniera casuale impulsi verso le stazioni cerebrali superiori (visive e del movimento, in particolare), come un percussionista che provi un ritmo. Il cervello, in questo caso il cantante, vi crea sopra un motivo (cioè il sogno), pescando nella propria tradizione, formazione, emotività e memoria. Ma l’esecuzione viene fatta con la partecipazione del pubblico (cioè le influenze ambientali), che fraseggia con la star e condiziona l’esecuzione. Un esempio del pubblico? La sete o il freddo quando stiamo dormendo: in questo caso potranno influenzare l’ambientazione del sogno.
I sogni ricorrenti sarebbero l’equivalente del profondo radicamento formativo, culturale ed emotivo del cantante, cioè del cervello, per motivi di vita vissuta più o meno consci.
Cosa è un incubo?
L’incubo è un sogno ansiogeno che termina in un risveglio associato ad ansia e ad attivazione del sistema nervoso autonomo. E’ frequente e non patologico, il paziente ricorda ovviamente il sogno. Il pavor nocturnus è invece un risveglio dal sonno nonREM a seguito di singole immagini o scene a sfondo terrifico (non un vero sogno quindi), che il paziente non sa ricordare e che portano elevatissima quota di ansia, allarme e tachicardia. Il paziente impiega un po’ per ritornare ad essere cosciente, orientato e tranquillo.
La vita ispira il sogno. Il sogno può ispirare la vita?
Certamente sì. Capolavori sono stati concepiti dopo un sogno: è il caso del film di Bergmann, Il posto delle fragole; del romanzo Dott. Jekyll e Mr Hyde e della famosissima canzone dei Beatles, Yesterday.