News > Il prof. Morabito: “Si tratta della malattia articolare più diffusa”
L’artrosi è senz’altro la malattia articolare più diffusa. Secondo recenti dati, ne soffrirebbe il 60% della popolazione maschile sopra i 65 anni, e il 70% di quella femminile. L’incidenza della malattia cresce con l’età: tra le donne con meno di 45 anni la prevalenza dell’artrosi è del 3%, ma si moltiplica per dieci salendo al 30% dai 45 ai 64 anni. Primo segnale della patologia un dolore profondo e localizzato alle articolazioni colpite, che può col tempo divenire invalidante. Ne parliamo con il Professor Giuseppe Morabito, specialista in Ortopedia e membro dell’équipe medica San Raffaele S.p.A.
Professor Morabito, che cos’è l’artrosi e da che cosa è causata?
L’artrosi è senza dubbio la malattia articolare più diffusa nella popolazione anziana; rappresenta uno dei principali motivi per cui ci si rivolge al consiglio del medico ed è seconda, per frequenza, solo alle patologie cardio-vascolari. Il 75% dei casi riguarda le articolazioni della mano (interfalangea delle dita, carpo metacarpale). Seguono quelle della colonna (64% dei casi), dell’anca (10% dei casi), del ginocchio (35%) e l’articolazione metatarso-falangea del primo raggio del piede. Tra le cause alcune patologie, come la condrocalcinosi, e fattori meccanici, ad esempio un eccesso di peso, che rendono la cartilagine, ovvero la struttura che riveste l’osso, troppo fragile per sopportare la pressione cui l’articolazione è sottoposta.
Quali sono i più rilevanti fattori di rischio?
I fattori di rischio più importanti sono rappresentati dall’età avanzata e dal sesso. Se fino ai 50 anni uomini e donne sono ugualmente colpiti dall’artrosi, al di sopra di questa fascia d’età la popolazione femminile è quella in cui si verifica il maggior numero di casi. L’arrivo della menopausa può essere determinante, perché priva la donna di un fondamentale ombrello protettivo, costituito dagli estrogeni. Anche traumi e microtraumi legati all’attività sportiva hanno un ruolo rilevante: la rottura di un menisco o di un crociato, ad esempio, aumenta il rischio di una artrosi del ginocchio. Infine incidono i fattori ereditari, come per esempio nell’artrosi delle dita.
Su che cosa si basa la diagnosi della patologia?
Il sintomo principale è un dolore con accessi acuti, che, nel periodo iniziale della malattia, si presenta in seguito a sforzi o alla fine della giornata. In questa fase, per effettuare una diagnosi può rendersi necessaria una risonanza magnetica. Quando invece l’artrosi è più avanzata compaiono difficoltà a compiere alcuni movimenti, deformazioni articolari e periarticolari, instabilità e altri disturbi, che possono limitare il paziente nella vita quotidiana. In questo stadio la radiografia è sufficiente a rendere evidente la patologia.
E’ possibile prevenire l’insorgenza dell’artrosi?
Purtroppo no. Si può intervenire unicamente sui fattori di tipo meccanico che causano una eccessiva pressione a carico delle articolazioni e comportano un danno alle cartilagini. La lotta al peso eccessivo e all’obesità può rivelarsi un utile strumento di prevenzione, mentre, nei casi più gravi, può rendersi necessaria la correzione chirurgica delle deformità ossee e dell’instabilità articolare. Il mip consiglio è di preservare le artivcolazioni praticando un’attivita sportiva che non imponga movimenti di torsione degli arti inferiori, come la corsa o il nuoto.
Con quale frequenza occorre recarsi dallo specialista per un controllo?
Ogni volta che si presenta una fase acuta della malattia: la terapia farmacologica deve infatti essere sempre associata ad un controllo clinico e radiografico. Anche i programmi di riabilitazione sono efficaci nel contrastare la malattia: rinforzare periodicamente il tono muscolo-tendineo per compensare l’instabilita articolare è fondamentale.