News > Il Professor Barbanti a Rai Tre: “Ecco perché ridere fa bene”
Che cosa rappresentano il riso ed il pianto? Riportiamo alcuni brevi stralci dell’intervista sull’argomento che il Professor Piero Barbanti, Direttore dell’Unità per la Ricerca e la Terapia delle Cefalee dell’IRCCS San Raffaele Pisana, ha rilasciato alla trasmissione Geo&Geo di Rai Tre.
Professore, c’è differenza tra ridere e sorridere?
Certamente sì. Si provi a ridere contro voglia: è quasi impossibile, è una virtù da attori. E’ difficile come simulare uno starnuto, che è anch’esso un riflesso. Il sorriso invece è il prodotto dalla contrazione dei muscoli facciali senza il concorso dei muscoli respiratori ed è eseguibile anche “senza ispirazione”.
Si dice che “ridere fa buon sangue”. E’ vero quindi che fa bene?
Non solo fa bene, perché aumenta la pressione e la frequenza cardiaca e migliora la risposta immunitaria riducendo i livelli di catecolamine, cortisolo e ormone della crescita, ma conviene. Lo sosteneva già Darwin: il riso è un’espressione di felicità, che comporta una maggiore coesione sociale e una maggiore possibilità di sopravvivenza. Sorridere è una importante tecnica della comunicazione. I “musoni” sono svantaggiati.
Il riso puo’ essere contagioso?
Senza dubbio: nel 1962 ci fu una epidemia di risate nel distretto di Bukoba in Tanganika presso studentesse con età tra 12 e 18 anni che durò settimane e comportò la chiusura delle scuole per vari mesi!
E’ possibile ridere anche senza “essere felici”?
Sì. Il centro del riso è paragonabile ad un meccanismo a molla carico e pronto per scattare in cui venga inserita una sicura. Questa è il freno inibitorio proveniente dalla corteccia prefrontale. In alcune circostanze questo freno inibitorio viene meno ed il centro del riso si sblocca anche se in realtà non vorremmo ridere: è il caso del solletico, dei gas esilaranti e di alcuni farmaci. Quando siamo molto stanchi può capitare di ridere per un nonnulla (e nei bambini di piangere per un nonnulla) probabilmente perché la corteccia che monta di guardia a questo meccanismo è anch’essa “stanca” e quindi meno spietata nella sua opera di censura.