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Il Professor Barbanti: “Essere ottimisti fa bene alla salute”

31 Dicembre 2007

Pubblichiamo l’intervista rilasciata dal Professor Piero Barbanti, Direttore del Centro per la Diagnosi e la Terapia delle Cefalee e del Dolore dell’IRCCS San Raffaele Pisana alla trasmissione radiofonica Essere e Benessere su Radio24-Il Sole 24 ore lo scorso 28 dicembre. Il Professore ha trattato il tema dell’ottimismo.

 

Che cosa è l’ottimismo e come nasce nel nostro cervello?

E’ immaginare eventi positivi per il futuro. Per fare questo il nostro cervello 1) pesca nel nostro passato gli eventi positivi; 2) li proietta nel futuro; 3) essendo stati già vissuti li fa sentire a noi come possibili, verosimili e quindi praticabili. Durante questo processo si accendono l’area delle emozioni (amigdala) e della memoria autobiografica (corteccia cingolata), aree che appaiono spente nella depressione dove si ha invece la mancanza del futuro ed un doloroso dominio del presente (presentificazione).

Si può diventare ottimisti?

In un certo senso sì, ma la prima cosa è crearsi un curriculum di eventi positivi in cui andare a pescare per pensare ottimisticamente al futuro. E per fare ciò dobbiamo abbassare le pretese (la ricerca di un grande evento ci esporrebbe a possibili frustrazioni) e crearci una serie di piccole felicità da porre in un archivio di situazioni positive con le quali prefigurarci il futuro e cui attingere per i progetti E’ un po’ il Carpe Diem di Orazio ed è se vogliamo la base di molte filosofie e della psicoterapia.

Essere ottimisti dipende dall’ambiente in cui si è vissuto?

Non proprio come si potrebbe credere. Pensiamo all’ottimismo dei popoli emergenti. Situazioni in cui vengono posti obiettivi minimi (la sopravvivenza e la sussistenza) meno soggetti a frustrazione rispetto ai grandi progetti che ci poniamo invece al giorno d’oggi. E sono proprio quei bisogni primordiali che, una volta soddisfatti, danno luogo a esperienze archiviate come positive, rappresentando il bagaglio in cui si attingere per pensare positivo.

Essere ottimisti fa bene alla salute?

Sì. L’ottimista ha meno rischi di depressione, ridotta mortalità cardiovascolare, migliore evoluzione addirittura di malattie come il cancro della mammella ed il cancro metastatico. In parte sembra essere legato ad uno stile di vita più sano: 1) poco fumo, 2) elevata assunzione di verdura e frutta; 3) alcool quanto basta, 4) attività fisica, 5) uso di pane integrale. Ma sono in causa probabilmente anche fattori psicobiologici che hanno a che fare con infiammazione, immunità e processi neuroormonali

Essere ottimisti fa bene alle relazioni sociali e sentimentali? Certamente sì. Gli ottimisti hanno relazioni sociali e sentimentali più stabili, più solide. Nei litigi mostrano maggior capacità di ricucire e di rimodellare la relazione. Tendono a risolvere i problemi.

L’ottimista può ottenere risultati lavorativi più favorevoli?

E’ stato dimostrato negli USA in universitari al primo anno in giurisprudenza che i soggetti ottimisti raggiungo capacità di guadagno maggiori dopo 10 anni. E ciò, ovviamente, incrementa ulteriormente l’ottimismo

Come vive l’ottimista?

Non si mette mai contro vento. Evita le frustrazioni, segue con pazienza le evoluzioni. Spreca poche energie, è adattabile. Si pensi allo sciatore in velocità che asseconda le asperità della pista. Non è raro invece che il pessimista si metta di traverso agli eventi e si irrigidisca nei comportamenti, a volte “incattivendosi” con la propria esistenza