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Il Professor Piero Barbanti: oltre il 12% delle donne subisce questo disturbo

28 Giugno 2007

La cefalea è una patologia estremamente diffusa e può provocare gravi disagi a chi ne soffre. Il Professor Piero Barbanti, Responsabile dell’Unità per le cefalee e il dolore all’IRCCS San Raffaele Pisana, ci ha spiegato quali sono i principali sintomi e le terapie necessarie affinchè questa malattia possa essere combattuta.

Prof. Barbanti, la cefalea è una patologia diffusa. Lei afferma che circa il 4% della popolazione mondiale ne soffre…

Si, questo avviene tutti i giorni. La forma di cefalea più frequente è l’emicrania. Ne soffre il 12% della popolazione femminile ed il 6% degli uomini. E’ una malattia disabilitante.

Quali sono i sintomi che è necessario prendere in considerazione per diagnosticare una cefalea, e quindi rivolgersi agli specialisti?

Quando si ha un mal di testa non occasionale si avvertono, oltre il dolore, anche sintomi come la nausea, vomito, o ancora quando il corpo non risponde all’assunzione di analgesici normali.

Ci sono dei soggetti particolarmente a rischio?

Le donne in età riproduttva, dai 20 ai 50 anni.

Come si può prevenire questo disturbo?

Beh, è necessario fare una diagnosi precisa di quale cefalea può soffrire il paziente. La cura può essere sintomatica, per calmare il dolore momentaneo, o preventiva. Quando il soggetto comincia ad avere attacchi emicranici non sporadici, bisogna somministare una cura preventiva per alcuni mesi al di fuori dei attacchi. Naturalmente il giorno in cui il paziente avvertirà il forte dolore, prenderà il farmaco apposito per farlo calmare.

Professore, Lei ha presentato recentemente un progetto sul futuro della “Unità per la diagnosi e la terapia delle cefalee del dolore, da Lei istituita e diretta presso l’IRCCS San Raffaele Pisana. Cosa si propone di fare?

L’Unità rappresenta la prima iniziativa nazionale in ambito riabilitativo rivolta alla rieducazione funzionale del dolore. La terapia si articola in differenti fasi che vanno dall’approfondimento genetico, neurofisiologico e neuroradiologico dell’origine del dolore, al trattamento riabilitativo fisico, psicologico e farmacologico (incluso lo svezzamento nei casi di abuso farmacologico), fino ad un attento follow up mediante gli ambulatori dedicati.