News > Il San Raffaele Rocca di Papa protagonista al TG2 Salute. In onda un servizio sulla terapia del dolore.
Il San Raffaele Rocca di Papa protagonista al TG2 Salute. Nei giorni scorsi è andato in onda un servizio sull’hospice della struttura, con un’intervista al Professor Vito Ascoli Marchetti, Coordinatore sanitario Hospice Tosinvest Sanità. “La terapia del dolore – ha spiegato il professore – rappresenta l’aspetto farmacologico dell’assistenza ad un malato terminale, costituita dalle cure palliative. Queste coinvolgono tutti gli aspetti della presa in carico, come l’ascolto, l’aiuto che si fornisce anche ai familiari del paziente prima e dopo il lutto e tutte le terapie di supporto. Quando un paziente viene assistito da una struttura che eroga cure palliative, attraverso la terapia farmacologica si riesce a controllare il dolore nel 99% dei casi. È importante sottolineare che in Italia muoiono ogni anno 150.000 malati di cancro, e solo il 20% viene curato in strutture adeguate. Tuttavia è necessario distinguere il dolore fisico da quello ‘totale’. Quest’ultimo definisce la sofferenza che investe non solo il paziente, ma l’intero nucleo familiare. In questi casi i parenti del malato si trovano ad affrontare difficoltà economiche, ma anche la perdita di ruolo della persona che sta per affrontare la fine della vita. Se questa un tempo aveva rivestito grande importanza per i consigli e l’amore che dispensava ad ogni componente della famiglia, ora dipende da loro, bisognosa di cure costanti, di attenzioni. Lascia dunque un vuoto incolmabile. Un’altra forma di dolore è rappresentata dalla perdita dell’immagine, sentito in particolare dalle giovani donne. Un malato terminale diventa infatti l’ombra di se stesso, perde l’aspetto che aveva prima della malattia e non si riconosce più. Tuttavia il dolore può essere lenito. Esistono solo malati inguaribili – ha specificato – ma non incurabili. Quando la persona è assistita dai propri cari, può essere lasciata a casa e curata da un’èquipe multidisciplinare formata da medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali, fisioterapisti. Se invece il malato non ha nessuno accanto – ha concluso – deve allora essere ricoverato in hospice. È la famiglia che fa la differenza, non la gravità della malattia”.