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Insufficienza cardiaca cronica: il testosterone come possibile terapia innovativa

16 Settembre 2009

La somministrazione di testosterone nell’arco di 12 settimane a settanta pazienti anziani affetti da insufficienza cardiaca cronica stabile ha dimostrato come l’ormone migliori la capacità di esercizio, la forza muscolare, l’efficienza della ventilazione polmonare e il metabolismo del glucosio.

Il trattamento con il testosterone potrebbe rappresentare un nuovo approccio terapeutico nei pazienti affetti da insufficienza cardiaca cronica, questo il risultato di uno studio realizzato da un team di ricercatori composto da: Giuseppe Caminiti, Maurizio Volterrani, Rosalba Massaro, Marco Miceli, Caterina Mammi, Massimo Fini, Giuseppe M.C. Rosano, IRCCS San Raffaele Pisana,   Ferdinando Iellamo, IRCCS San Raffaele Pisana – Università di Roma Tor Vergata, e Massimo Piepoli, Ospedale “Guglielmo da Saliceto” di Piacenza.

Lo studio è stato pubblicato il 1 settembre 2009 sul Journal of the American College of Cardiology (JACC), una delle più importanti riviste di settore.  E’ presente, inoltre, un abstract della ricerca sul sito Cardiobrief.org ed un un video sul sito Cardiosource.com.

LA RICERCA

Settanta pazienti anziani, di sesso maschile, affetti da insufficienza cardiaca cronica stabile, scelti in modo casuale, sono stati sottoposti ad una terapia al testosterone di lungo periodo mediante iniezione intramuscolare, in aggiunta al trattamento standard. E’ stato effettuato anche un “controllo” sul campione di studio attraverso la somministrazione di un placebo, ovvero di una semplice iniezione di soluzione salinica. Tutti i soggetti, all’inizio ed alla conclusione della sperimentazione, sono stati sottoposti ad una serie di prove tra cui l’elettrocardiogramma, il test da sforzo cardiopolmonare, il test del cammino di 6 minuti e una valutazione della forza muscolare.

I RISULTATI

Il risultato  principale dello studio è stato quello di evidenziare come nella vasta gamma dei farmaci per l’insufficienza cardiaca cronica sia disponibile un agente terapeutico addizionale, ovvero il testosterone, che agisce sui meccanismi fisiopatologici dell’insufficienza cardiaca. Tale agente terapeutico è sicuro e influisce positivamente sui principali indicatori prognostici della patologia.

Il trattamento con testosterone migliora, infatti,  la capacità funzionale e l’efficienza della ventilazione polmonare nei pazienti affetti da insufficienza cardiaca, garantendo una maggiore tolleranza agli sforzi e una riduzione del “fiato corto”. Ciò significa che influisce positivamente sui due sintomi principali della malattia stessa. Si è rilevato, inoltre, che circa un uomo su quattro tra coloro che sono affetti da questa patologia mostra una carenza di testosterone. Quest’ormone svolge un ruolo protettivo migliorando la capacità del sistema cardiovascolare e respiratorio di fornire ossigeno ai muscoli. I  pazienti colpiti da insufficienza cardiaca, in particolare se anziani, presentano una diminuzione della massa muscolare, della forza e della performance. Queste manifestazioni sono la conseguenza dei cambiamenti che si producono con l’avanzare dell’età nei  muscoli a livello strutturale e funzionale. Tali degenerazioni muscolari svolgono un ruolo centrale nella fisiopatologia e tendono a peggiorare la malattia stessa.

E’ stato dimostrato che la somministrazione di anabolizzanti in  dosi sostitutive aumenta il numero delle fibre a “ossigenazione lenta” che implicano una migliore capacità di ossigenazione dei muscoli scheletrici e un più elevato potenziale aerobico facendo in modo che la fatica si accusi in ritardo. E’ proprio grazie a questo processo che il testosterone riesce a migliorare la forza muscolare, le prestazioni, la capacità funzionale e l’efficienza della ventilazione, migliorando, inoltre, la resistenza all’insulina nei pazienti con insufficienza cardiaca.

Gli effetti del trattamento con il testosterone si devono alla sua azione biochimica e strutturale a livello muscolare e alla sua azione sul metabolismo del glucosio e sulla resistenza all’insulina. Nei pazienti trattati con l’ormone rispetto a quelli non trattati  non è stato rilevato alcun effetto emodinamico, nessun cambiamento nella frazione di eiezione, né alcuna conseguenza sulla funzione ventricolare sinistra, ciò a dimostrazione che l’ormone agisce solo attraverso meccanismi periferici.

L’IMPORTANZA  SCIENTIFICA E GLI SVILUPPI FUTURI

L’importanza dello studio è dovuta al fatto che mostra come sia possibile ottenere degli effetti positivi nei più importanti indicatori prognostici negativi e nei loro meccanismi di base con relativo miglioramento dei sintomi dell’insufficienza cardiaca anche nei pazienti considerati al top nella risposta alla terapia medica secondo le linee guida attuali. Tuttavia, al momento, la letteratura del settore non ha a disposizione un campione di grandi dimensioni e non sono presenti ancora lunghi  follow up negli studi sulla terapia con testosterone. Da ciò ne consegue, quindi,  che ancora non può essere somministrata su larga scala ai pazienti con insufficienza cardiaca.
Il trattamento con l’ormone potrebbe, però, essere preso in considerazione per quei pazienti di sesso maschile i cui livelli di testosterone sono al di sotto del range di normalità, a condizione che non esistano ulteriori controindicazioni alla somministrazione.

Per quanto riguarda gli sviluppi futuri, il prossimo passo della ricerca dovrebbe essere quello di testare gli effetti del trattamento con testosterone sulle donne affette da insufficienza cardiaca, visto che i risultati preliminari di questa ulteriore sperimentazione sembrano promettenti.

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