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Insufficienza cardiaca: identikit della malattia

25 Settembre 2012

I casi di insufficienza cardiaca (detta anche scompenso cardiaco) sono sempre più diffusi:  ad oggi la malattia colpisce l’1-2% della popolazione dei paesi occidentali.
In Italia nel 2010 circa 200.000 pazienti con diagnosi di scompenso cardiaco sono stati dimessi dalle strutture ospedaliere (dati Agenas).

Ma cosa succede a chi soffre di insufficienza cardiaca?

Di fatto il cuore non è più in grado di pompare la quantità di sangue sufficiente ad esaudire tutte le necessità del corpo. L’insufficienza cardiaca è generalmente una malattia cronica e può essere tenuta sotto controllo con apposite terapie e cambiamenti dello stile di vita.


LE CAUSE
L’insufficienza cardiaca può essere causata dalla necrosi  di una parte del tessuto muscolare cardiaco, come avviene nell’infarto, oppure alla necrosi diffusa  delle fibre miocardiche come nel caso di cardiomiopatie e miocarditi.
Anche l’ipertensione arteriosa  e le malattie croniche ai polmoni sono annoverate tra le cause dell’insufficienza cardiaca.

Altre condizioni che, aumentando il lavoro del cuore, possono condurre lentamente l’organismo verso l’insufficienza cardiaca sono: le malattie delle valvole cardiache, le aritmie, l’anemia, la malattie della tiroide e l’insufficienza renale.

I SINTOMI
I sintomi principali sono:

difficoltà respiratoria (dispnea);

senso diffuso di debolezza e affaticamento;

aumento della diuresi notturna;

comparsa di edema negli arti inferiori;

palpitazioni (aritmia).

I sintomi derivanti da una minore irrorazione del cervello compaiono solo in casi estremi e consistono in perdita di memoria, difficoltà di concentrazione, insonnia e ansietà.

LA DIAGNOSI
Fondamentale è la diagnosi precoce: il riconoscimento dei primi segnali e sintomi clinici da parte del paziente unita ad un attenta valutazione clinica da parte del medico, sono fondamentali ma vanno naturalmente affiancati dagli esami strumentali.

I principali esami strumentali per rilevare la presenza di insufficienza cardiaca sono:

radiografia del torace: consente di valutare le dimensioni del cuore e la presenza di un eventuale congestione polmonare;

l’elettrocardiogramma (ECG) : consente di evidenziare anomalie che di per sé possono far precipitare uno scompenso cardiaco, come ad esempio  le aritmie, o rilevare alterazioni di tipo ischemico che possono segnalare la presenza di una coronaropatia che può innescare un quadro di scompenso cardiaco;

ecocardiogramma (Ecocolor dopller cardiaco):  consente la valutazione della funzione sistolica e distolica e contemporaneamente permette di verificare la morfologia e la volumetria, la cinesi segmentaria del ventricolo, la funzione delle valvole e delle pressioni polmonari, nonché della presenza di fonti emboligene;

test da sforzo e TDS cardiopolmonare: il primo consente di valutare la capacità funzionale cardiaca sulla base del tempo di esercizio o dello sforzo e quindi, della potenza massima raggiunto.

Il test cardiopolmonare è in grado di offrire una valutazione complessiva del sistema cardiovascolare e dell’ apparato respiratorio e del distretto muscolare.


CURE E STILI DI VITA
E’ importante che il paziente segua un programma  di cure che associ alla somministrazione di farmaci ad un cambiamento dello stile di vita e delle abitudini.
I farmaci mirano a:

rimuovere i liquidi in eccesso che si accumulano nei polmoni e causano gonfiore ai piedi;

migliorare la circolazione sanguigna, dilatando le arterie e quindi riducendo il lavoro a carico del cuore;

migliorare la capacità di pompa del cuore;

prevenire i disturbi del ritmo cardiaco o il battito irregolare;

prevenire i coaguli del sangue.

Ecco alcuni cambiamenti auspicabili nello stile di vita e nella abitudini alimentari: mangiare poco sale perché può provocare ritenzione dei liquidi. Sono consigliati cibi senza sodio o iposodici

pesarsi regolarmente. Un rapido aumento di peso, infatti, può indicare ritenzione di liquidi;

eliminare i fattori di rischio (fumo/alcol);

stimolazione dell’attività fisica.