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La dott.ssa De Pandis interviene sul TAI-CHI

20 Dicembre 2010


Dott.ssa De Pandis, presso il Centro Parkinson del San Raffaele Cassino nel corso di questi anni è stata avviato un protocollo di sperimentazione sull’utilizzo del TAIJIQUAN nella malattia di Parkinson.
Come nasce questo tipo di approccio?

La scelta del TAIJIQUAN come strumento da utilizzare per un allenamento terapeutico nelle persone affette da malattia di Parkinson nasce perché questa disciplina, nei suoi diversi stili (yang stile e chen stile), ha alcuni fondamenti che coincidono con il razionale stesso delle tecniche di riabilitazione motoria che noi utilizziamo.
In particolare questa disciplina ha come fondamento:

  • la ricerca dell’equilibrio sia fisico che mentale 
  • l’attenzione e la concentrazione sui singoli movimenti necessari a creare quelle che vengono definite “FIGURE” che sono posture fisse
  • la progressione gerarchica della complessità delle diverse figure che vengono messe in sequenza in modo lento ed armonioso, chiedendo sempre attenzione e concentrazione su ogni singolo movimento

Queste caratteristiche rendono la tecnica particolarmente utile alle persone con malattia di Parkinson in quanto il deficit attentivo associato al deficit della rappresentazione corporea indotto dal deficit di integrazione sensori motoria, è alla base di disturbi di postura e di equilibrio oltre che di motricità globale in questa malattia.
Pertanto, tale tecnica lavorando su: stimoli attentivi interni ed esterni, concentrazione, postura e sequenze motorie, equilibrio, non fa altro che lavorare con un razionale teorico che è alla base dell’approccio riabilitativo nella malattia di Parkinson.
Obiettivo dello studio è stato quello di valutare gli effetti indotti dalla pratica del TAIJIQUAN su una selezione di malati in fase stabilizzata di malattia valutando in modo specifico la marcia, l’equilibrio, la postura e la percezione soggettiva del miglioramento.

Come è nata questa collaborazione e quali sono state le difficoltà che avete incontrato nel mettere su una sperimentazione di questo tipo?

La collaborazione con la Facoltà di Scienze Motorie dell’Università degli Studi di Cassino e l’Associazione il Campo del Cinabro è nata per la forte motivazione di un gruppo di pazienti parkinsoniani che ci ha fatto incontrare.
Abbiamo quindi elaborato l’ipotesi di costruire un protocollo di ricerca per verificare l’efficacia di questo trattamento in pazienti con malattia di Parkinson.
La prima difficoltà incontrata è stata quella di far capire ai non addetti quanto “siano vicine” le scienze motorie e la riabilitazione: sono entrambe scienze del movimento, anche se la loro capacità di collaborazione è limitata.
L’altra è stata quella di garantire continuità al trattamento che, in un protocollo sperimentale, deve essere seguito con assoluta regolarità dal paziente.

Oltre ad una valida equipe, cosa consente al San Raffaele Cassino di portare avanti questo tipo di sperimentazione?

Il San Raffaele di Cassino dispone di un laboratorio per lo studio del movimento (Gait Analysis) che consente la rilevazione delle grandezze cinematiche (spostamento nello spazio, velocità. Accelerazione) dinamiche (forze coinvolte nel movimento e nella postura) ed elettromiografiche (muscoli attivati).
Quindi, con la collaborazione del Dipartimento di Bioingegneria del Politecnico di Milano, è stato progettato uno studio controllato randomizzato in cross over per verificare l’efficacia dell’allenamento terapeutico con TAIJIQUAN – effettuato con stile chen – in pazienti affetti dalla malattia si Parkinson.
I pazienti sono stati valutati sia per quel che riguarda l’aspetto motorio (velocità del movimento, lunghezza del passo, fluidità del movimento), la stabilità posturale (stabilometria e forze al terreno, diario delle cadute) che per quel che riguarda l’aspetto neuropsicologico (la qualità della vita, l’umore, la percezione di benessere).
I dati preliminari indicano chiaramente un miglioramento delle performance motorie globali, una riduzione delle cadute e un miglioramento della percezione soggettiva di benessere oltre che di alcuni dati relativi alle scale di valutazione sulla qualità della vita.