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La dottoressa Rossi: “Fondamentale la prevenzione”

10 Marzo 2008

Ogni anno nel nostro Paese 3.500 donne contraggono il Papilloma virus, l’agente patogeno responsabile del carcinoma del collo dell’utero; 1.000 di loro muoiono. Eppure basterebbe la diagnosi precoce a scongiurare il pericolo delle neoplasie uterine. Ne parliamo con la dottoressa Stefania Rossi, Coordinatrice e capo dell’équipe ginecologica del San Raffaele Termini.

Dottoressa Rossi, che cos’è il Papilloma virus e come si contrae?

Il Papilloma virus, o HPV (Human Papilloma Virus, ndr) è un agente patogeno molto diffuso, alla base di alcune malattie della pelle e delle mucose. È un virus a trasmissione principalmente sessuale, che tuttavia può essere contratto anche in condizioni di scarsa igiene, come ad esempio utilizzando i bagni pubblici o frequentando una piscina. Ne sono stati isolati circa un centinaio di tipi, di cui quattro responsabili del carcinoma del collo dell’utero.

In che modo l’HPV provoca il carcinoma del collo dell’utero?

Agendo da fattore stimolante. Il Papilloma virus attacca le mucose genitali, spesso senza provocare segni evidenti. Normalmente infatti l’infezione da HPV non presenta alcun sintomo visibile. Nella maggioranza dei casi il virus si manifesta sottoforma di condilomi: piccole vescicole e/o escrescenze nell’area vaginale, vulvare e del collo dell’utero. Le donne che ne sono colpite possono avvertire irritazione, fastidio, bruciore o dolore nella zona interessata. Tuttavia la presenza di una infezione da HPV può essere accertata soltanto tramite il controllo specialistico e la visita ginecologica con Pap-test o THin-prep, una forma più avanzata di Pap-test.

Esiste un identikit della paziente a rischio di carcinoma uterino?

No. A differenza di altre forme di tumore, che possono essere favorite dalla familiarità, da uno stile di vita poco sano o dal fumo di sigaretta, il carcinoma del collo dell’utero è l’unica displasia che nasce da un’infezione virale. I dati lo dimostrano: questo genere di cancro colpisce il 20% della popolazione femminile in modo trasversale ed in tutte le fasce d’età. Esiste una maggiore incidenza del carcinoma del collo dell’utero tra le donne tra i 35 e i 50 anni, ma ciò è dovuto alla loro maturità sessuale, che le espone maggiormente al rischio di contrarre il Papilloma virus tramite rapporti non protetti.

È possibile fermare l’infezione da Papilloma virus?

Sì. Una volta isolato l’HPV tramite il Pap-test, il medico ginecologo sceglie la terapia più idonea alle esigenze della paziente. Molto efficace è la laserterapia, che interviene nelle aree interessate dall’infezione. È importante sottolineare che esistono cure anche negli stadi pre-cancerosi della malattia, ovvero quando l’HPV ha già provocato seri danni e il processo di avvicinamento al carcinoma ha raggiunto un punto avanzato di progressione. In questi casi si ricorre alla conizzazione: una procedura chirurgica in grado di asportare tramite bisturi, laser o elettrodo a microago, le cellule del tessuto cervicale lese dal Papilloma virus.

Quanto è importante la prevenzione?

La prevenzione è l’unica arma a disposizione per sconfiggere il carcinoma del collo dell’utero. Il vaccino, che non presenta alcun rischio, è raccomandato a tutte le donne in età fertile.