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La fede: un aiuto prezioso per il nostro sistema nervoso

20 Gennaio 2013

Il Prof. Barbanti del San Raffaele: la fede aiuta il nostro sistema nervoso perché toglie l’ansia, riduce la depressione e la percezione del dolore.  

Ormai è trascorso quasi un mese da quando sono state stappate le bottiglie che davano il loro chiassoso benvenuto al 2013 e si muovono i primi passi consapevoli nel gennaio nuovo di zecca. Ed è proprio questo tredicesimo anno dopo il duemila quello che Papa Benedetto XVI ha voluto proclamare Anno della fede nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. Mai come in questi 365 giorni, dunque, sarà acceso il dibattito illuministico su ragione e fede e sulla prevalenza dell’una sull’altra. Comprendere i destini delle anime è materia complessa ma senza dubbio si può affermare che avere fede comporta degli effetti positivi per il benessere personale.  “Oltre 1200 studi sulla spiritualità dimostrano che esiste una correlazione positiva con salute, dice  il professor Piero Barbanti, Primario Neurologo dell’IRCCS San Raffaele Pisana, “la fede aiuta il nostro sistema nervoso perché toglie l’ansia, riduce la depressione, il rischio di abuso di sostanze e di suicidio, riduce la percezione del dolore”.

 

Ma quali sono i motivi di questi effetti benefici sull’organismo? “L’ansia è timore del nuovo”, risponde il primario, ”la fede invece è spiegazione e certezza del futuro. I soggetti con fede di fronte a problemi e delusioni non attivano il cingolo anteriore, area cruciale per la emotività, come se fossero corazzati alle emozioni negative, non si scompongono e non si stressano”.
Esistono addirittura delle patologie specifiche la cui incidenza diminuisce nei soggetti credenti. “La fede”, argomenta il luminare romano, “riduce il rischio di infarti e di ipertensione arteriosa, negli ipotesi causa la ridotta attivazione del sistema limbico-ipotalamo-vegetativo-immunologico e dunque produce una riduzione di cortisolo e IL-6”. I dati raccolti dal neurologo della Pisana consentono anche di dare i numeri sulla fede: 7 anni di maggiore aspettativa di vita per chi frequenta settimanalmente le funzioni religiose; 14 anni chi frequenta luoghi di culto più di una volta a settimana (neri americani); Ave Maria e Mantra riescono a rallentare la respirazione a 6 atti al minuto sincronizzando il sistema vegetativo simpatico e parasimpatico. Una religiosità quotidiana migliora anche lo stile di vita: “Modella la nostra capacità cognitiva”, conclude Barbanti, “modifica ad esempio il modo in cui sorvegliamo visivamente il mondo che ci circonda”. Amen.

 

La preghiera aiuta a vivere meglio? Piero Barbanti ne parla a Geo & Geo.