News > La ginnastica per la Terza età? “Sì, ma sotto stretto controllo degli specialisti”
“Un’attività fisica regolare durante la terza età non può che fare bene”. A sostenerlo due fonti molto autorevoli, i CDC statunitensi (Centre for desease controll and prevention) e i Proceedings of the National Academy of Sciences.
I primi sostenendo la necessità di aggiungere alla propria routine fisica anche esercizi di forza, i secondi con uno studio che attesta i benefici effetti del moto sull’invecchiamento cerebrale.
Ma quali sono i processi che permettono una migliore qualità della vita nei soggetti che praticano un’attività fisica? E soprattutto, non ci sono controindicazioni?
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Vincenza Di Giuseppe, Aiuto Geriatra del Reparto di Riabilitazione Neuromotoria del San Raffaele Nomentana. “Sicuramente”, spiega la specialista, “l’esercizio fisico, anche in età avanzata, è auspicabile, ma non va scisso dalla persona che lo deve attuare. In base ad una ricerca condotta proprio dal nostro professor Carlo Damiani con altri {Eur, Appl Physiol, 1997}, dimostrato che il lavoro muscolare può produrre pericolosi sbazi pressori.
Quindi?
Come è noto, all’aumento dell’età è correlato quello di patologie cardiovascolari come l’ipertensione arteriosa, la cardiopatia ischemica, ma anche quello di malattie cerebrovascolari e degenerative del sistema nervoso (ictus, parkinson, demenze), metaboliche (diabete mellito, obesità) e osteomuscolari (artrosi, osteoporosi)”.
“Queste patologie”, continua la dottoressa Di Giuseppe, “possono beneficiarsi di un programma riabilitativo (per esempio grazie allo stimolo all’angiogenesi, alla formazione di circoli collaterali nella cardiopatia ischemica e nell’arteriopatia obliterante agli arti inferiori). E’ però vero che un’attività fisica non orientata potrebbe accentuare la patologia di base (es. infarto del miocardio). La ricerca sopraccitata ha, inoltre, accertato che un lavoro muscolare isocinetico, isometrico e isotonico, seppure di tipo submassimale, è in grado di produrre pericolosi rialzi pressori e aumenti di frequenza cardiaca con un maggior rischio di eventi avversi cardiovascolari. Ed ancora, il ventilato beneficio dell’attività fisica sull’osteoporosi non è così automatico, dal momento che è stato dimostrato come il programma di lavoro muscolare sia di tipo locoregionale, e cioè orientato alla prevenzione delle fratture osteoporotiche a seconda dei distretti (collo femore piuttosto che corpi vertebrali). Per quanto riguarda la relazione con l’attività cerebrale: secondo diversi studi la migliore funzione cerebrale in chi partecipa a programmi di attività fisica sarebbe in relazione con l’attivazione sociale che produrrebbe un miglior coordinamento neuromuscolare.
Dunque attività fisica in età avanzata, sì o no?
“La risposta è certamente sì, ma guidata da specialisti e non da improvvisati personal trainers”.