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La Residenza Sanitaria Assistenziale del San Raffaele Montecompatri

27 Dicembre 2011

Con decreto regionale 108, la Casa di Cura San Raffaele Montecompatri ha di recente ottenuto l’accreditamento con il Servizio Sanitario Regionale.

Situata a Montecompatri in provincia di Roma e immersa nel verde di un parco di circa 35.000 mq, la Casa di Cura dispone di numerosi reparti e servizi di diagnosi e cura, tra i quali una Residenza Sanitaria Assistenziale dedicata al recupero funzionale e sociale di soggetti non autosufficienti, non curabili a domicilio, con malattie in fase di stabilizzazione clinica che necessitano di trattamenti sociosanitari continuativi.

La Dottoressa Marzia Ruggi è la Responsabile della RSA di Montecompatri, quella, dunque, di più recente attivazione tra le Residenze Sanitarie Assistenziali che fanno capo al San Raffaele SpA.
A lei abbiamo perciò chiesto di spiegarci meglio cosa è una RSA, come funziona, quali servizi offre ai pazienti e quali obiettivi persegue.

 

Dottoressa Ruggi, cosa sono le RSA?


Quando si parla di Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), è facile incorrere in errore; queste strutture non sono nate per sostituire le lungodegenze residuali ma sorgono con una ben precisa identità. La maggior parte degli ospiti, infatti, necessita di un livello medio di assistenza accompagnato da un livello alto di assistenza infermieristica e riabilitativa.

 

Ma allora il paziente della RSA viene ricoverato perché necessita di assistenza riabilitativa?

 

Non è soltanto questa la finalità del ricovero!
Gli “ospiti” delle RSA devono sentirsi come nella propria abitazione, devono trovare spazi ove poter occupare parte della giornata, locali dove consumare i propri i pasti quotidiani, aree destinate alla socializzazione e alla terapia occupazionale ed effettuare un trattamento riabilitativo avente come scopo il mantenimento delle attività neuro- motorie e, ove possibile, un potenziamento delle stesse per un possibile eventuale rientro presso il nucleo familiare.

 

Quindi esiste un personale differenziato per ogni attività?


Certo, sono previste molte figure professionali; mai come nelle RSA è imperativo il lavoro di equipe, programmato tramite strumenti come i piani assistenziali individuali, e l’integrazione con i servizi territoriali, ma è importante sottolineare che queste attività vengono proseguite nel corso della giornata dal personale infermieristico e dagli operatori socio sanitari.

 

E’ prevista la partecipazione della famiglia?


 Sicuramente: la RSA è una struttura aperta, dove la famiglia può e deve interagire con il personale nella costruzione dei percorsi assistenziali personalizzati. E’ prevista, infatti, la costituzione di un “comitato di partecipazione” composto da rappresentanti delle famiglie e dagli ospiti stessi. Nell’ambito dei rapporti con l’esterno è prevista anche la partecipazione di volontari che possono organizzare momenti di incontro e ricreativi o prestare conforto con la loro presenza in particolari frangenti della vita degli ospiti. Le attività ricreative o socializzanti vengono modulate sulla base delle principali caratteristiche degli ospiti nel rispetto del loro livello culturale, delle loro capacità manuali e propensione, rispettando cadenze regolari.

 

Come considera questo modello organizzativo sulla base della sua personale esperienza?


 Sono favorevole a questi modelli perché rispecchiano le reali necessità delle persone anziane che per malattia o problematiche organizzative non possono permanere in un ambito familiare. Agli ospiti viene sempre garantita un’assistenza medica coordinata dal Responsabile della divisione in concerto con i medici del territorio, un’assistenza infermieristica continuativa e un trattamento riabilitativo personalizzato individuale o in comunità; ma la cosa sicuramente più importante è che l’ospite può ritrovare nella RSA quell’ambiente familiare che andrà progressivamente sostituendosi alla propria casa.