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La strategia di Bruxelles per curarsi in Europa

6 Settembre 2006

Bruxelles ha deciso di lanciare un’ampia consultazione per definire, insieme ai responsabili della sanità dei 25 stati membri, agli operatori sanitari, e non ultimo ai pazienti, in base a quali condizioni e modalità garantire ai propri cittadini il diritto di curarsi in Europa. “I pazienti rappresentano per noi la prima priorità” ha detto con forza il commissario europeo alla Sanità, Markos Kyprianou, nel presentare la nuova strategia sulla salute, che Bruxelles ha fretta di concretizzare tramite la messa a punto di un quadro comunitario dei servizi sanitari in Europa.

Sulla questione i ministri si potranno già confrontare il prossimo novembre per permettere alla Commissione europea di chiudere a fine anno la consultazione pubblica e varare entro il primo semestre del 2007 le proposte legislative formali. “Si tratta di rafforzare la cooperazione tra i servizi sanitari dell’Ue e non di armonizzarli”, ha tenuto a sottolineare Kyprianou ricordando la libertà di ogni stato membro di organizzare e finanziare il proprio sistema sanitario come meglio crede. Ciò non toglie che, sia i pazienti che chiedono di farsi curare in un altro stato membro, sia gli enti previdenziali che sono chiamati a sostenere i costi di quelle cure, hanno bisogno di una sicurezza giuridica che la nuova strategia dovrebbe portare. Nel definire questo quadro comunitario Bruxelles “non intende andare oltre a quanto dettato dalla Corte di giustizia europea in materia di trattamenti, di servizi o di rimborsi per cure intraprese da un cittadino in un altro stato membro”. La Commissione inoltre “vuole restare nei limiti delle prestazioni alle quali un cittadino ha diritto nel proprio Paese”. I giudici europei, con varie sentenze pronunciate dal 1998 a oggi, hanno in primo luogo chiarito che i servizi sanitari sono un’attività economica a cui si applica il diritto comunitario. Quanto alla possibilità per i pazienti di beneficiare di cure transfrontaliere, la Corte Ue è stata altrettanto esplicita spiegando che è loro diritto – in certe circostanze e seguendo determinate modalità – essere rimborsati per cure sanitarie fornite in un altro stato membro. L’ultima sentenza in questo senso risale al maggio scorso e in quell’occasione i giudici hanno anche chiarito “che l’obbligo di farsi carico delle cure ospedaliere …si applica in egual misura ad un servizio sanitario nazionale che le dispensa gratuitamente”. Insomma, l’Europa punta a portare risposte concrete ad almeno quattro quesiti fondamentali. In primo luogo le condizioni alle quale le cure sanitarie in un altro stato membro devono essere autorizzate e pagate e come informare i pazienti sui trattamenti disponibili negli altri stati membri. Si tratta poi di definire l’autorità sanitaria che sarà responsabile della supervisione delle cure transfrontaliere e della garanzia di continuità dei trattamenti. Bruxelles vuole poi chiarire le responsabilità in caso di danni subiti per cure sanitarie transfrontaliere e gli indennizzi corrispondenti, oltre a definire gli elementi comuni relativi ai diritto del paziente. Sul fronte della cooperazione la strategia europea punta alla creazione di una rete europea di Centri di referenza, alla valutazione comune delle nuove tecnologie in materia di salute, ma anche alla realizzazione di una piattaforma per lo scambio di buone pratiche grazie al movimento di operatori sanitari tra i vari istituti europei. “Bisogna fare in fretta a fare chiarezza. Le cure transfrontaliere – ha concluso Kyprianou – rappresentano ora poco più dell’1% dei trattamenti sanitari in Europa, ma sono destinate a moltiplicarsi”.