News > L’anziano malnutrito: la Dott.ssa Marzia Ruggi spiega come riconoscerlo e trattarlo
Secondo il progetto Nutrage, finanziato dalla Commissione Europea, la malnutrizione è molto diffusa tra gli anziani dell’Unione, sia che vivano a casa propria, sia che risiedano in strutture assistenziali. Ma quali sono le cause di questo fenomeno e quali conseguenze può comportare? Ne parliamo con la Dott.ssa Marzia Ruggi, Responsabile della U.O. di Lungodegenza Post-acuzie del San Raffaele Velletri, che al recente Congresso Nazionale della SIGOS presieduto dal Prof. Massimo Fini dell’Irccs San Raffaele, ha presentato un’interessante relazione dal titolo “L’anziano malnutrito: come riconoscerlo, come trattarlo, quali i dubbi, quali le certezze”.
Dottoressa Ruggi, che cosa si intende per malnutrizione?
Quando si parla di malnutrizione si intende una condizione relativa alla incapacità di mantenere un corretto bilancio metabolico e/o energetico tra macro-micro nutrienti, richieste, disponibilità e capacità metaboliche. Secondo la definizione della SINPE (Società Italiana di Nutrizione Parenterale ed Entrale), l’associazione di professionisti che si occupa di divulgare le conoscenze e le tecniche relative alla nutrizione artificiale, la malnutrizione consiste in uno stato di alterazione strutturale e di sviluppo dell’organismo conseguente allo squilibrio tra fabbisogni, introiti ed utilizzazione di nutrienti.
In Europa la malnutrizione riguarda soprattutto la popolazione anziana. Ma quali sono le cause di questo fenomeno?
Le principali cause di malnutrizione sono riconducibili a tre fattori principali. Il primo è il processo di invecchiamento, durante il quale si possono verificare alterazioni di processi di adattamento fisiologico, come la riduzione delle capacità olfattive e gustative o la riduzione della produzione di enzimi digestivi ecc.., che possono condurre a situazioni di rischio nell’assunzione di nutrienti. Altro fattore correlato alla malnutrizione è la condizione medica dell’anziano: alcune patologie, come l’anoressia psichica o la disfagia neurogena, inducono la persona a consumare una quantità di cibo inferiore al neccessario; altre, come la sindrome nefrosica, provocano una perdita di nutrienti; infine alcune malattie, come pneumopatie croniche, epatopatie, enteropatie croniche, insufficienza pancreatica ecc.., possono alterare il metabolismo e il fabbisogno nutritivo della persona. Il terzo fattore di rischio, il più frequente, è rappresentato dalle condizioni sociali dell’anziano: la depressione, la povertà, le abitudini alimentari sbagliate, le eccessive distanze da negozi, la presenza di barriere architettoniche, possono indurre un’alterazione dell’assunzione di alimenti che sfocia inevitabilmente nella malnutrizione.
Come si può riconoscere la malnutrizione nella persona anziana?
Un’accurata anamnesi ed un esame obiettivo sono in genere sufficienti a riconoscere uno stato di malnutrizione. L’anamnesi deve tenere conto però di alcun dati specifici, come ad esempio verificare se vi sia stato un decremento ponderale eccessivo, se l’alimentazione seguita dall’anziano sia monotona o restrittiva, se sussitano situazioni psicosociali, alterazioni cognitive o gastrointestinali e malattie sistemiche che possono indurre malnutrizione, e infine se la persona abbia subito recenti interventi chirurgici. Inoltre occorre misurare l’indice di massa corporea (Body Mass Index o BMI), cioè il il rapporto tra il peso di una persona ed il quadrato della sua altezza, tenendo conto che il valore di riferimento per il normopeso è pari a 18.5-25. Al di sotto di questa soglia l’indice indica il sottopeso; viceversa, un indice di massa corporea compreso tra 25 e 30 denota sovrappeso. Valori superiori a 30 e 40 indicano rispettivamente obesità e grande obesità. Infine bisogna valutare lo stato nutrizionale del paziente attraverso dati antropometrici e valori ematochimici e stabilendo il grado di severità di uno stato di malnutrizione.
Qual è la terapia più adeguata per contrastare la malnutrizione nei degenti in strutture residenziali?
La terapia nutrizionale per pazienti affetti da malnutrizione deve partire da una corretta determinazione quantitativa e qualitativa delle loro necessità nutritive. Bisogna perciò stabilire il concreto fabbisogno energetico del soggetto, utilizzando ad esempio l’equazione di Harris-Benedict che misura la spesa energetica a riposo. Secondo passo della terapia è la scelta delle modalità di somministrazione dei nutrienti, da effettuare in base allo stato di salute del paziente: la nutrizione enterale tramite sondino nasogastrico o gastrostomia deve essere sempre utilizzata quando il tratto gastro-esofageo è funzionante, la nutrizione parentale è invece da utilizzare nel caso di compromissione delle funzioni del tratto gastro-esofageo o in associazione alla precedente. La nutrizione artificiale va poi pianificata sia in termini di risposta alle richieste metaboliche che di tolleranza da parte dell’apparato digerente. E’ bene ricordare sempre che la nutrizione artificiale è terapia medica e per tale motivo deve avere specifiche indicazioni e non può mai confondersi con accanimento terapeutico.