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L’ictus e la sessualità sulla base di una ricerca condotta al San Raffaele Pisana

5 Gennaio 2005
Ogni giorno circa 250 persone sono colpite da ictus in Italia: dei pazienti affetti da tale patologia si conosce, ormai, tutto o quasi, dalla gestione in fase acuta della malattia alle tecniche di riabilitazione dei soggetti colpiti. Un aspetto, invece, ancora trascurato riguarda la sessualità. Risultato? I pazienti una volta tornati a casa, dopo il ricovero, soffrono in silenzio per i problemi legati alle riduzione dell’attività sessuale. E con essi i rispettivi partners. In una ricerca promossa dal professore Salvatore Giaquinto, Responsabile dell’Unità Operativa di Riabilitazione Neuromotoria del San Raffaele Pisana in collaborazione con il CNR, sono stati seguiti nel tempo 62 pazienti (46 uomini e 16 donne), intervistati al momento dell’ingresso in riabilitazione e, nuovamente, dopo un anno esatto dallo “stroke”. Per misurare l’attendibilità delle loro affermazioni sono stati intervistati anche i coniugi negli stessi tempi ma in sedi separate. Dallo studio, effettuato nel 2001, si evince che il 50% dei pazienti non ha più alcuna attività sessuale e che, a livello individuale, il calo della frequenza di rapporti è dell’80%. Il coniuge cerca di limitare lo slancio del paziente per paura di ricadute, per mancanza di eccitazione, per difficoltà meccaniche o, addirittura, per il rifiuto di un corpo emiplegico visto nell’intimità. «La sofferenza per la perdita o per la riduzione della sessualità richiede sostegno psicologico alla coppia – spiega il prof. Giaquinto – Un paziente relativamente giovane confessa di essere più frustrato dall’impotenza piuttosto che dallo stesso deficit motorio». Ma è la depressione, presente in un terzo circa di questi pazienti, a condizionare la sessualità o è la sessualità persa a condizionare il tono dell’umore? « Difficile dare una priorità – dice il prof. Giaquinto – le due variabili si influenzano reciprocamente». E’ importante lo svolgimento di un’attività sessuale per questi pazienti o essi sono sinceramente al di sopra delle pulsioni passionali, in modo da vivere serenamente questa nuova castità? « No, la persona vive con frustrazione il suo stato e non lo trasforma in una liberazione dalla spinta dell’Eros. Qualche paziente ha confessato che l’impotenza era più molesta della paralisi di un arto». Esistono cause psicologiche alla base del calo sessuale , quali rimedi possono essere proposti? La Terapia farmacologia aiuta in questi casi? « Le cause sono soprattutto psicologiche, sia a livello individuale che a livello di coppia. Il coniuge sano ad esempio non gradisce la prestazione. Il rimedio è psicoterapeutico per entrambi i coniugi. Farmaci virilizzanti sono di scarso aiuto se uno dei partners è riluttante». Dalla ricerca, che ha preso in esame soggetti senza alcun difetto di comprensione, né affetti da altre patologie, con un’età media di 64 anni e una durata media del matrimonio di 34,9 anni, risulta che: non ci sono correlazioni tra la variazione dell’attività sessuale con il sesso dei pazienti, con la durata del matrimonio, l’istruzione o con il loro stato di depressione. «Il nostro studio – afferma Giaquinto – è basato su interviste fatte alla coppia alla quale chiediamo di raccontare la loro vita sessuale prima e dopo l’ictus. Una cosa è certa. Ci sono ancora variabili indipendenti, quali le barriere morali, la vergogna, le fustrazioni o le eredità culturali che possono influenzare le risposte dei pazienti». «Dare sostegno psicologico a soggetti colpiti da ictus sui problemi sessuali – ha poi concluso Giaquinto – è un’esperienza nuova, una sfida, oltre che una necessità per migliorare la qualità della vita dei malati».