News > Maria Pia, Giulio, Virginia: i volti dei pazienti della RSA San Raffaele Rocca di Papa
Il San Raffaele Rocca di Papa è una struttura completamente immersa nel verde. Ci colpisce che il direttore operativo, Giancarlo Calenzo, mentre ci accompagna, dia indicazioni ai giardinieri di tagliare l’erba cresciuta troppo. E’ l’attenzione al dettaglio sia del personale medico che dello staff amministrativo che impressiona qui. Il dottor Tassone, responsabile sanitario, ci introduce ai numeri e ai servizi della struttura , la Lungodegenza con 95 posti letto e gli 80 posti di Residenza Sanitaria Assistenziale, rivolti in particolare, a persone anziane.
La dott.ssa Onorati, responsabile della RSA, ci accoglie e ci spiega come si lavora a Rocca di Papa. Ritornano le stesse parole pronunciate dal dott. Di Girolamo direttore dell’Hospice: “ci prendiamo cura della persona, non la curiamo solamente” ci dice la Onorati. “Il nostro obiettivo principale è migliorare la qualità di vita del paziente: per questo motivo per ogni persona sviluppiamo un piano specifico individuale, studiato ad hoc. Nella redazione del piano c’è l’intervento di tutti: medico, fisioterapista, educatore, assistente sociale, infermiere“. La terapia riabilitativa in una RSA ha come fine quello di consentire al paziente il “mantenimento” delle capacità residue. Questo avviene soprattutto grazie alla stimolazione cognitiva: gli educatori hanno un ruolo fondamentale nell’ambito della riabilitazione cognitiva. Attraverso una serie di attività, come può essere ad esempio il gioco delle carte o alcuni giochi di memoria, cercano di stimolare il ricordo, la concentrazione, la memoria.
Ed ecco la parola ai pazienti: Virginia: occhi azzurri intensi, ci guarda un po’ perplessa, ma quando le chiediamo se possiamo intervistarla ha un sorriso che le riempie il volto. ”Io sono una persona molto socievole e qui ho fatto amicizia praticamente con tutti. Devo ringraziare in particolare gli educatori: Luigi, Cristina e Massimo, sono loro che ci allietano le giornate…organizzano laboratori di canto e anche di balli di gruppo”. Guarda la nostra faccia interrogativa, lei è seduta su una sedia a rotelle….”Io muovo solo le braccia e la testa…però mi muovo uguale!Quando ero giovane mi piaceva molto ballare, erano belli i balli di un tempo: valzer, tango….”.
Una foto di Virginia
Poi ci imbattiamo in una coppia che sembra uscita dalla penna di una storia d’amore di Garcia Marquez: Giulio, è il marito di Maria Pia, malata di Alzheimer, immobile su una sedia a rotelle. E’ ricoverata da due anni a Rocca di Papa, e lui ogni giorno viene ad accudirla. “Sono 58 anni che siamo sposati, non potevo certo abbandonarla ora….vengo qui tutti i giorni, questo posto è diventato più di una casa per me. Arrivo la mattina, vado via per pranzo e poi ritorno alle tre e resto fino alle sette. Quando non ci sono io c’è una signora che si occupa di lei, in questo modo mia moglie non resta mai da sola”. Mentre racconta, continua ad accarezzare la moglie e a guardarla. Ad un certo punto si ferma e dice: “ha visto, ha aperto gli occhi!”.
Giulio con sua moglie Maria Pia
Quello che si sente subito entrando a Rocca di Papa è l’intensità dei rapporti umani. Sono luoghi dove la sofferenza viene sempre stemperata da un sorriso, la malattia da una comprensione profonda. C’è una profonda verità che ci regala Daniela Onorati quando le chiediamo come fa quando torna a casa a “dimenticarsi” di tutta questa sofferenza. “Solo a uno sguardo superficiale” – ci risponde – “questa può sembrare una sofferenza” e ci indica un paziente che sulla carrozzina sta facendo un gesto per chiedere di essere portato in terrazza, “ecco vedete questo è il suo bisogno adesso, non guardatelo con i vostri occhi, voi avete le gambe per camminare…noi diamo soddisfazioni ai loro piccoli-grandi desideri”. Un approccio concreto, pratico che ci spiega Cristina, un’educatrice:
“Per noi è fondamentale lavorare sull’aspetto relazionale del paziente. Quando i pazienti arrivano valutiamo l’aspetto cognitivo, se c’è una depressione in atto, studiamo può essere l’intervento educativo migliore. Questo viene fatto per ogni paziente che arriva in struttura. Abbiamo una serie di laboratori dedicati: laboratorio musicale, laboratorio sulla creatività espressiva (lavorare all’uncinetto, lavorare a maglia), laboratorio della memoria (giochi con le carte, schede di memoria). Il sabato organizziamo il cineforum. Abbiamo inoltre creato delle situazioni di socializzazione quotidiane: ogni giorno c’è il coffee- break, durante il quale i pazienti che stanno meglio preparano il caffè, idem per l’happy hour nel pomeriggio.”
“Devo però sottolineare anche l’importanza dell’attività assistenziale svolta dai nostri infermieri.” – conclude la dott.ssa Onorati – Tra i nostri ospiti ci sono pazienti completamente allettatti, che soffrono di disfagia o hanno necessità di essere alimentati attraverso la PEG. Persone che necessitano di cure continue, attenzioni e tanta, tanta umanità. Ecco, tutti i nostri infermieri, dal primo all’ultimo, sono altamente professionali e pieni di calore umano”.
Professionalità e umanità: queste due parole sono la sintesi perfetta dello spirito che guida la cura e l’assistenza degli ospiti della RSA del San Raffaele Rocca di Papa.