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Maria Rosaria: la protagonista di una storia a lieto fine, la paziente che ha ritrovato la speranza al San Raffaele Cassino

10 Dicembre 2013

Il caloroso ringraziamento del figlio a tutto lo staff

Le storie a lieto fine non sono un’utopia. C’è quella di Maria Rosaria, ad esempio, che dopo mille peripezie e sofferenze ha ritrovato la speranza e riagguantato la vita grazie al San Raffaele di Cassino.

«Sono proprio contento di poter scrivere quello che sto per scrivere. Oggi, in una società dove, magari per antonomasia, va tutto male, non è ordinario riferire di un’esperienza che invece è stata, fortunatamente, incredibilmente positiva». È questo l’incipit di una “favola” che ha dell’inverosimile, scandita dalle parole commosse del figlio di Maria Rosaria, Lorenzo Fiorini, che ha voluto condividere, prima sui social network e poi con tutti noi, la sua storia a lieto fine.

Maria Rosaria Lucarelli inizia il suo calvario il 14 Agosto del 2009, data in cui è costretta a lasciare la sua famiglia per andare in una casa di cura. Giorno dopo giorno il suo stato di salute comincia a peggiorare sempre più intensamente e i familiari cominciano a perdere gradualmente la fiducia in un risvolto positivo.

Pur avendo visitato diverse strutture della provincia di Roma e Frosinone, case di cura, residenze sanitarie, «nessuno è riuscito a darci un barlume di speranza», spiega il figlio. Sino ad arrivare all’anno 2013, a quello che può essere definito un piccolo miracolo. E la culla del miracolo è, appunto, la casa di cura del San Raffaele di Cassino.

«In un primo momento», racconta Lorenzo, «le condizioni psico-fisiche di mia madre non accennavano a migliorare, ma poi è successo qualcosa… Dove non è arrivata la medicina è arrivato il calore umano, l’amicizia, la comprensione, il sostegno morale, l’affetto di tutti gli operatori sanitari (oserei dire degli angeli) del reparto di lungodegenza del nosocomio che tra mille difficoltà hanno riportato alla vita una persona che praticamente non aveva più voglia di vivere. Per questo mi sembra quantomeno doveroso porre a tutto lo staff questo mio sentito ringraziamento per ciò che hanno fatto e che nessun altro era riuscito a fare».

Un ringraziamento caloroso, quello di Lorenzo, a chi è stato in grado di ridisegnare il sorriso sul volto di una donna che da troppo tempo, ormai, non aveva più visto sorridere. «Ed è una storia straordinaria», sottolinea, «perché non è usuale che una paziente che ha passato i suoi ultimi 4 anni di vita dentro diverse strutture sanitarie adesso addirittura voglia poter restare in quel reparto dove ha trovato una nuova “famiglia“».

Perché è di questo che si è trattato: i Dottori, gli infermieri, gli ausiliari, tutti hanno visto nella madre di Lorenzo, forse, la loro madre e l’hanno aiutata ad uscire dal tunnel. «E oggi», conclude il figlio, «che finalmente abbiamo visto la luce in fondo a quel maledetto tunnel, voglio poterlo dire ad alta voce: grazie, grazie, grazie…».