News > Musica, cervelli sincronizzati ed empatia: un primo passo nello studio delle patologie neurologiche
Il concerto è il risultato di un’armonia di cervelli, che in alcune regioni frontali si attivano in funzione delle capacità empatiche dei musicisti: è questo che emerge da uno studio di ricercatori italiani, pubblicato su Cortex e NeuroImage (due riviste internazionali di neuroscienze).
Insomma quando si suona in un’orchestra si sincronizzano non solo gli strumenti ma anche i cervelli dei musicisti.
Questi gli “ingredienti” che hanno consentito la riuscita dello studio: un team tutto italiano, coordinato dal gruppo di ricerca dell’IRCCS San Raffaele Pisana e dall’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano (responsabile di un progetto europeo chiamato “Brain Tuning”), l’utilizzo di una tecnologia ad hoc sviluppata da un’azienda biomedica italiana (Ebneuro S.p.A).
Grazie all’unione e alla sinergia di tutti gli attori in campo si è riusciti ad effettuare una registrazione simultanea dell’attività cerebrale di un gruppo di musicisti impegnati in concerto.
EMPATIA EMOTIVA E NEURONI “SPECCHIO”
Dalla ricerca è emerso che il grado di empatia del musicista in concerto è correlata all’attività di due aree frontali dell’emisfero cerebrale destro che fanno parte dei sistemi dei “neuroni specchio” (“Mirror neuron systems”): si è visto che i musicisti con più alti valori di empatia “emotiva” mostravano una più elevata attivazione delle due aree cerebrali, cosa che non avveniva, invece, per i “non musicisti” o i musicisti impegnati in un generico compito motorio.
Nell’immagine riportata è possibile osservare l’attività della corteccia cerebrale di due musicisti durante l’esecuzione di un brano di Domenico Scarlatti (Allegro); i due musicisti facevano parte di uno dei tre quartetti di sassofonisti che hanno partecipato allo studio.
I due musicisti sono caratterizzati, rispettivamente, dai più elevati (a sinistra nell’immagine) e dai più bassi valori di empatia misurata mediante un test psicologico standardizzato. L’attività cerebrale è espressa in termini di riduzione percentuale dell’ampiezza del ritmo alfa durante la performance musicale rispetto ad un periodo di veglia rilassata. Il colore rosso indica la percentuale di riduzione del ritmo alfa (= attivazione corticale). Il musicista caratterizzato dal massimo valore di empatia mostra un più elevato grado di attivazione della corteccia cerebrale (evidenziato dal colore rosso)..
COMPRENDERE GLI STATI D’ANIMO DELL’ALTRO NELL’INTERAZIONE SOCIALE
I dati ottenuti dallo studio suggeriscono che l’intensa esperienza dei musicisti in concerto può derivare da una funzione primaria del cervello umano: comprendere gli stati d’animo degli altri nell’interazione sociale.
In altre parole ci sarebbe un collegamento tra la capacità di suonare in concerto e l’attività delle regioni frontali del cervello, note per il loro ruolo nella comprensione dei comportamenti, delle emozioni e delle intenzioni.
UN BANCO DI PROVA PER ANALIZZARE I DISTURBI NEUROLOGICI
“Oggi i neurologi si trovano nella scomoda posizione di non avere dei marcatori obiettivi della funzione cerebrale durante interazioni sociali complesse – ci spiega il Prof. Claudio Babiloni, ricercatore dell’IRCCS San Raffaele Pisana e dell’Università di Foggia -. Gli effetti delle malattie neurodegenerative, dei traumi e degli infarti cerebrali sull’empatia e sulla comunicazione umana – continua il Prof. Babiloni – sono stati valutati dal medico sulla base del proprio intuito clinico e, nel migliore dei casi, di test psicologici. La condizione è più o meno simile a quella di un medico che per capire la gravità di una malattia del fegato si debba basare esclusivamente sul racconto del paziente riguardo i suoi dolori al ventre o le sue difficoltà a digerire un pasto, piuttosto che sui risultati di esami quali ecografia e/o analisi del sangue”.
“Lo studio sui cervelli in concerto – conclude Babiloni – rappresenta per noi il punto di partenza per analizzare l’attività cerebrale di gravi disturbi della coscienza e della comunicazione verbale e non verbale durante interazioni sociali di gruppo . Il nostro obiettivo finale è riuscire a comprendere meglio le basi neurologiche di questi disturbi così da poter sviluppare gli interventi terapeutici e riabilitativi più efficaci.
BIBLIOGRAFIA
Babiloni C, Buffo P, Vecchio F, Marzano N, Del Percio C, Spada D, Rossi S, Bruni I, Rossini PM, Perani D. Brains “in concert”: Frontal oscillatory alpha rhythms and empathy in professional musicians. Neuroimage. 2011 Dec 13. [Epub ahead of print] Babiloni C, Vecchio F, Infarinato F, Buffo P, Marzano N, Spada D, Rossi S, Bruni I, Rossini PM, Perani D. Simultaneous recording of electroencephalographic data in musicians playing in ensemble. Cortex. 2011 Oct;47(9):1082-90. Epub 2011 May 19.
RICERCATORI E ISTITUZIONI IMPEGNATE NELLA RICERCA
Prof. Claudio Babiloni (Università di Foggia e IRCCS San Raffaele Pisana di Roma e Cassino), Prof. Paolo Maria Rossini (Università Cattolica e IRCCS San Raffaele Pisana di Roma e Cassino), Dott. Simone Rossi (Università di Siena), Dott. Claudio Del Percio e Dott. Francesco Infarinato (IRCCS San Raffaele Pisana), Dott. Fabrizio Vecchio (Associazione Fatebenefratelli per la Ricerca), Dott. Paola Buffo (Università di Roma “Sapienza”), Dott. Nicola Marzano (IRCCS SDN di Napoli) e Dott. Danilo Spada e Prof. Daniela Perani (Università Vita-Salute San Raffaele di Milano).