News > Musicoterapia al San Raffaele Trevignano
La deflessione del tono dell’umore influenza negativamente sia le prestazioni mnesiche che la capacità di mantenere contatti stimolanti con l’ambiente. Molti studi hanno dimostrato come la terapia con la musica o musicoterapia può essere un vero e proprio mezzo per l’attivazione delle funzioni cerebrali e affettive, favorendo una migliore integrazione e una riduzione dei comportamenti disturbati, riducendo i sintomi depressivi ed ansiosi ad essi associati.
La musica diventa quindi una via di accesso privilegiata per toccare il cuore dei pazienti, diventando strumento principale di intervento, secondo un approccio riabilitativo alternativo alla terapia farmacologica.
Un approccio adottato già da tempo presso le strutture del San Raffaele: attraverso il sostegno psicologico a mediazione musicale, è possibile muoversi nella direzione di una comunicazione empatica lavorando su un doppio piano: quello della psico-riabilitazione e della qualità di vita da una parte e quello della riabilitazione cognitiva (memoria, linguaggio e attenzione) dall’altra.
L’efficacia della musicoterapia è stata recentemente confermata da uno studio del San Raffaele Trevignano effettuato su 6 pazienti affetti da sindrome depressiva. L’intervento psico-riabilitativo di gruppo ha avuto una durata di 24 settimane, con sessioni musicali a cadenza settimanale.
«Durante i primi incontri», spiega il Dott. Fosco Avincola, psicologo della struttura, «la partecipazione da parte dei soggetti presi in esame era caratterizzata da uno scarso coinvolgimento da un punto di vista emotivo. Nel corso delle successive sessioni si è assistito a un graduale ma progressivo aumento del livello di partecipazione. Il coinvolgimento durante gli incontri musicali ha favorito nel paziente un processo di espressione e regolazione delle proprie emozioni determinando momenti di maggiore autenticità, sintonia e congruenza nelle dinamiche interpersonali e negli aspetti comunicativo-relazionali».
«Il risultato ottenuto con questo lavoro», conclude, «consolida la convinzione che mettere il paziente nella condizione di recuperare i propri ricordi, la propria storia, le proprie emozioni, la stima di sé attraverso la musica ne migliora senza alcun dubbio la qualità della vita».