News > “Non ci è rimasto nulla” – Il commovente reportage dalla RSA San Raffaele Borbona del fotocronista Tomaso Clavarino
I raggi del sole cadono in questa fredda giornata d’inverno attraverso le grandi finestre della palestra. Renato Monti, 84 anni, è seduto su una sedia, gli occhi fissi sulle montagne. “La terra non ha mai tremato tanto. Non ci è rimasto nulla”.
Comincia così il toccante reportage di Tomaso Clavarino pubblicato recentemente sulle pagine del Frankfurter Allgemeine Zeitung, storico quotidiano tedesco tra i più diffusi nella nazione. Il giovane fotoreporter italiano autore del commovente servizio, ha vissuto per giorni fianco a fianco con i circa 60 ospiti della RSA San Raffaele Borbona, in provincia di Rieti, raccogliendo racconti di quella maledetta notte del 24 agosto 2016, dopo la quale nulla è stato più come prima.
Sospese tra il dolore del passato, la provvisorietà del presente e l’incertezza del futuro, Clavarino offre un ritratto onesto e reale di persone che temono che i loro villaggi, le loro abitudini, le loro vite non saranno mai più gli stessi di prima.
Con i suoi scatti, le sue interviste, le sue parole, il giornalista è riuscito a dare forma ad una malinconia e ad un’angoscia che ancora si rianimano ad ogni nuova scossa, giorno dopo giorno di questo rigido nevoso inverno di paura, continui tumulti e costante allerta.
Testimonianze come quella della signora Elisa Albertini di Amatrice, 64 anni vissuti interamente nel centro storico di una cittadina che non esiste più. Non nasconde il suo dolore e quasi rassegnata gli chiede “cosa si può fare? Possiamo solo aspettare e ammazzare il tempo con la speranza che si possa presto tornare ai nostri paesi”.
“Dopo il terremoto – ha raccontato a Clavarino il signor Renato – nulla è più come prima”. All’anziano ospite della struttura mancano le abitudini quotidiane “il mio bicchiere di vino, una fetta di prosciutto, tutte quelle piccole cose così importanti alla mia età”.
Una sessantina di persone – si legge nel reportage – vivono nella casa di cura: quasi esclusivamente vittime del terremoto che hanno perso tutto, la loro terra, le loro case, strappate alla loro vita di sempre. Ora qui (presso la RSA San Raffaele Borbona, ndr) si sta creando, a poco a poco, una nuova comunità, con l’aiuto di infermieri, alcuni dei quali colpiti essi stessi dalla tragedia.
Nel suo servizio, Tomaso Clavarino ci regala così un ritratto dolce e amaro della vita che si vive ormai da mesi alla RSA San Raffaele Borbona. “Qui siamo trattati bene – ha raccontato Anna Luisa Amurri da Padalico – ma il terremoto ha lasciato in noi cicatrici profonde. La cosa peggiore non è che siamo qui in un ambiente estraneo, ma che non sappiamo che cosa ne è delle case in cui abbiamo vissuto tutta la nostra vita”.
“Non riuscirò mai a rivedere la mia bella Amatrice. Sono vecchia – teme Teresa Casini – prima o poi, la nostra casa sarà ricostruita ma ormai io non sarò viva per vederla, ma i miei figli e miei nipoti sì e questo è quello che conta”.