News > Nuove prospettive nello studio delle malattie neurodegenerative: l’articolo pubblicato su Clinical Neurophysiology
I progressi della ricerca che migliorano l’assistenza
Come si modifica la connettività funzionale del cervello nelle malattie neurodegenerative? Parte da questa domanda l’articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Clinical Neurophysiology e intitolato «EEG characteristics in “eyes-open” versus “eyes-closed” conditions: Small-world network architecture in healthy aging and age-related brain degeneration», a cura di Francesca Miraglia, Fabrizio Vecchio, Placido Bramanti e Paolo Maria Rossini.
Lo studio, a cui è stato anche dedicato un editoriale sulla stessa rivista, rappresenta il primo esempio che mostra come l’attività elettrica cerebrale, registrata con tecniche di elettroencefalografia (EEG) e modellizzata con algoritmi di graph theory, subisca modificazioni nei pazienti affetti da Alzheimer all’apertura degli occhi.
«Se guardiamo il cervello come una rete di nodi e connessioni», spiega l’Ing. Francesca Miraglia, ricercatrice dell’IRCCS San Raffaele Pisana presso il Brain Connectivity Laboratory, diretto dal Prof. Rossini, «le tecniche di connettività funzionale e di graph theory applicata possono contribuire significativamente a comprendere i più profondi meccanismi sottesi alle funzioni cerebrali relative a condizioni patologiche e fisiologiche».
Il lavoro ha preso in esame tre gruppi di studio: soggetti di controllo sani, soggetti affetti da declino cognitivo lieve (Mild Cognitive Impairment MCI) e pazienti affetti da Alzheimer.
«In particolare», continua Francesca Miraglia, «si è osservato come nell’invecchiamento patologico il declino cognitivo sia caratterizzato da uno scambio di informazioni tra aree cerebrali via via meno efficiente con la progressione della malattia, che si manifesta in una riduzione della reattività del network corticale all’apertura degli occhi, ovvero nel momento di relazione diretta del soggetto col mondo esterno».
«Si è inoltre constatato come i soggetti con declino cognitivo lieve abbiano caratteristiche simili ai soggetti di controllo sani nella condizione di occhi chiusi, mentre all’apertura degli occhi presentino un network cerebrale paragonabile a quello dei pazienti Alzheimer, confermando la loro condizione intermedia tra invecchiamento fisiologico (naturale) e patologico (legato a una patologia)», conclude l’Ing. Miraglia.
Il lavoro apre la strada ad ampie prospettive: ci si aspetta infatti, da studi futuri, che gli indicatori di connettività EEG possano contribuire ad una maggiore comprensione della progressione delle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Presupposto fondamentale per riuscire a diagnosticare con maggiore anticipo la malattia in modo da cominciare precocemente un percorso assistenziale per il paziente ed i caregivers.