News > Parkinson, dietro ogni scoperta si cela un grande uomo
Cosa accomuna Francisco Franco, Franklin Delano Roosevelt, Arafat, Mao, Bresniev, Michael J. Fox, Giovanni Paolo II e Cassius Clay? Sono tutti personaggi famosi che sono stati colpiti dal morbo di Parkinson, per questo motivo chiamato anche “malattia dei grandi uomini”. Ma un altro grande uomo si cela dietro questa malattia, un uomo poliedrico ed eclettico, il cui ambito di studi spaziava dalla geologia alla medicina: stiamo parlando di James Parkinson, colui che per primo descrisse i sintomi della malattia neurodegenerativa.
Si sarebbe chiamato morbo di Old Hubert, anziché di Parkinson, se James Parkinson avesse firmato gli articoli scientifici con il suo pseudonimo da attivista politico. Prima ancora che medico, era infatti noto come feroce critico del governo e fervente sostenitore dei diritti del popolo nelle cause sociali, parteggiando ad esempio per il suffragio universale. Figlio di un medico, James Parkinson aveva intrapreso la stessa carriere di suo padre, ereditando lo studio in Hoxton Square, a Londra. Diverse le malattie da lui studiate, tra cui alcune malattie mentali, la gotta e l’appendicite, di cui descrisse la peritonite come causa di morte. Ma lo studio per cui divenne famoso lo dedicò a quella che lui stesso definì, in un saggio del 1817, “shaking palsy”, ovvero una “paralisi agitante”, caratterizzata da tremore, lentezza nei movimenti, perdita di forza muscolare.
Nonostante il primato, il lavoro di James Parkinson rimase praticamente sconosciuto per lungo tempo. Bisognerà attendere la fine del Diciannovesimo secolo, parecchi decenni dopo la sua morte, avvenuta nel 1824, perché il termine “Malattia di Parkinson” venga usato per la prima volta in un testo medico, dal Dr. Julius Althaus e perché venga inserita la rigidità muscolare tra i sintomi della malattia dal professor Jean Martin Charcot dell’Università Salpétrière di Parigi.
James Parkinson attribuì erroneamente la causa della malattia alla rivoluzione industriale in Inghilterra, e all’inquinamento atmosferico da essa provocato. Ad oggi le cause del Parkinson non sono ancora note mentre è stato chiarito da tempo il meccanismo responsabile dei sintomi della malattia. Risale alla fine dell’800 la prima descrizione della perdita di colore di una zona del cervello strettamente coinvolta nella malattia che si chiama “susbstantia nigra”. Quest’area è ricca di cellule nervose che utilizzano come neurotrasmettitore la dopamina. Ma soltanto all’inizio degli anni Sessanta gli scienziati riuscirono a ricondurre la malattia a un deficit nella produzione di dopamina.