News > Piero Barbanti ci parla dello sbadiglio
Oggi parleremo di sbadiglio. O meglio di sbadigli. Sempre in agguato, impertinenti, “dolorosi” da arrestare. Singoli, sgangherati, liberatori. O a raffica, in successione. Ne parliamo con il Prof. Piero Barbanti, neurologo primario dell’IRCCS San Raffaele Pisana.
Sonno, fame, noia. Tante situazioni diverse con un unico risultato: lo sbadiglio. Come è possibile?
Lo sbadiglio fisiologico è una reazione che nasce nel cervello già dai primi giorni. Compare a riposo, prima o dopo il sonno e prima o dopo i pasti, frutto della interocezione: alcuni sensori interni che ascoltano il funzionamento del nostro corpo per dirci “cosa bolle in pentola” mandano messaggi con varie sostanze al cervello (dopamina → nucleo paraventricolare dell’ipotalamo → ippocampo → ponte → midollo). Questo chiama a raccolta i nuclei responsabili del movimento di quasi tutti i muscoli della testa ed i nuclei vegetativi e, con la flemma di quando compiamo uno sforzo di sollevamento di un peso in gruppo (oh-issa!), parte lo sbadiglio: apertura della bocca, lingua all’indietro, testa iperestesa, braccia-spalle che tendono a sollevarsi. Dura in media 6 secondi ma a volte raggiunge e supera i 10 secondi.
Sbadigliare serve a qualcosa?
Un tempo si credeva che sbadigliare servisse ad ossigenare il cervello, a raffreddarlo, a migliorare la respirazione mediante lo stretching muscolare o a ripristinare la veglia quando cala la vigilanza. Ora sappiamo che le cose vanno un po’ diversamente. Per esempio il 10% dei nostri sbadigli ha stimoli emozionali o sociali.
Le moderne teorie ci dicono che lo sbadiglio, strano ma vero, è una comunicazione non verbale che sincronizza il comportamento del gruppo su situazioni sgradevoli ma non pericolose. Esattamente come quando, in una cena, a causa del caldo, il primo si levi la giacca o il primo afferri una oliva con le mani dopo ripetuti tentativi con la forchetta e gli altri lo seguano: tana libera tutti, ci liberiamo, il disagio ci ha resi “più umani”!
Gli studiosi hanno dimostrato che lo sbadiglio attiva le stesse vie nervose della empatia: ne sarebbe una espressione primaria e consentirebbe ai membri del gruppo uno scambio implicito di notizie sullo stato fisico e psichico (fame, sonno, noia) dei singoli membri, facendoli comunicare meglio e, amalgamandoli, ne faciliterebbe la sopravvivenza nel corso della evoluzione.
Perchè è contagioso?
Se prestiamo attenzione ci accorgiamo che lo sbadiglio è contagiosissimo non solo a vederlo ma anche a sentirlo o anche solamente a pensarlo. Le statistiche dicono addirittura che la contagiosità è del 50%!
Inoltre, anche se il bambino sbadiglia già dalla nascita, diventa sensibile alla contagiosità dello sbadiglio solo dai 5-6 anni di vita. E tra gli animali (tutti sbadigliano) solo macachi e scimpanzè ne sentono la contagiosità. Questo vuol dire che lo sbadiglio è contagioso solo nei cervelli più evoluti. Infine la contagiosità dello sbadiglio presuppone una intatta capacità sociale del soggetto (schizofrenici e autistici sbadigliano poco e la ricomparsa dello sbadiglio sembra deporre a favore di una loro ritrovata socializzazione). La spiegazione sta nel fatto che quando qualcuno sbadiglia vicino a noi si attivano i nostri neuroni a specchio (cellule che in maniera bizzarra si attivano quando compiamo una azione o vediamo compierla da altri). Solitamente quando vediamo una persona compiere un movimento i nostri neuroni specchio si attivano per metterci nei “panni motori” dell’altro per caprine il senso (“indossiamo la azione altrui per capirla”). Nello sbadiglio è come se ci mettessimo nei suoi “panni viscerali”(e non motori) per entrare in sintonia viscerale con lui (imitare per comprendere e sintonizzarsi)
Perchè alcune persone sbadigliano sempre e a volte ci capitano raffiche di sbadigli inarrestabili?
Anzitutto ricordiamoci che c’è chi non sbadiglia mai o quasi: soggetti con Parkinson, autistici, schizofrenici, persone in terapia con farmaci antidelirio. L’eccesso di sbadigli può essere spaventoso: è descritto un caso storico di 480 sbadigli all’ora (8 al minuto). L’eccesso può ovviamente derivare da mancanza di sonno ma anche da ansia, iperventilazione, moderni antidepressivi (in questo caso è singolare che non vi sia concomitante sonnolenza), chinetosi, ma può anche annunciare uno svenimento o l’arrivo di una emicrania. Molto raramente malattie dell’ipotalamo, dell’ipofisi o ipertensione endocranica.
Infine, è dimostrato nel mondo animale, il capo sbadiglia di più del sottoposto (può far parlare meglio il proprio istinto)
Perchè quando non digeriamo sbadigliamo?
L’intestino è il nostro secondo cervello. Ha 100 milioni di neuroni (quanti ne possiede il midollo spinale) che formano una solidissima rete (sistema nervoso enterico). Quando qualcosa non va perchè abbiamo esagerato con la quantità di cibo, ad esempio, i sensori dei nostri visceri (interocettori) così ben rappresentati nel sistema digestivo tramite lo sbadiglio ci dicono “hai esagerato, rallenta le tue attività e non mi ingolfare!”