News > Quale terapia per i pazienti colpiti da Parkinson?
D: Professor Giaquinto, che strategia viene adottata nella lotta contro il Parkinson presso la struttura in via della Pisana? Si parla di Terapie riabilitative peculiari…
“E’ così. La peculiarità sta nel fatto che di solito chi soffre di Parkinson viene curato con i farmaci. Noi sosteniamo che accanto alla terapia farmacologica sia invece necessario un trattamento riabilitativo”.
D: Perché?
Per capirlo basta pensare all’origine della malattia e al modo di funzionare del cervello: sappiamo che il Parkinson si sviluppa quando il livello di dopamina, che è responsabile della scioltezza del movimento, si riduce fino al 20% del livello normale, ma sappiamo anche che l’attivazione di corpo e mente, rispettivamente dal punto di vista motorio e cognitivo, stimola la produzione naturale di dopamina.
L’idea è quindi quella di intervenire con la riabilitazione ai primi sintomi della malattia. Ed è in questi casi che il trattamento si dimostra particolarmente propizio ed efficace permettendo di evitare gli effetti collaterali della farmacoterapia.
D: Ma cosa si intende, ovvero in cosa consiste la Riabilitazione dei pazienti colpiti da Parkinson?
Noi adottiamo diversi tipi di terapie riabilitative. Abbiamo innanzitutto la Terapia fisica: in pratica attività motoria ed esercizi nei quali i pazienti eseguono dei movimenti dovendo tenere un certo ritmo. La si pratica sia a livello individuale ma anche in gruppo. Quest’ultima esperienza ha una certa valenza, in quanto spinge i pazienti all’emulazione e all’autovalorizzazione.
Abbiamo poi la Terapia occupazionale, per migliorare lo svolgimento delle attività nella vita quotidiana (la T.O. che si propone di valutare ciascun paziente nella propria attività di vita quotidiana e di suggerire strategie che gli permettano di essere il più possibile autosufficiente).
Nelle terapie di tipo cognitivo invece, i pazienti sono messi di fronte a compiti che richiedono una decisione rapida. In particolare si utilizzano programmi al pc che presentano stimoli ai quali reagire velocemente. Come dimostrano alcuni studi di neurobiologia sugli animali, l’addestramento aumenta la produzione di dopamina.
Infine la Terapia del linguaggio per combattere l’ipofonia e la Terapia della deglutizione se il paziente è disfagico.
Tutti i risultati raccolti finora evidenziano un notevole guadagno di prestazioni motorie e cognitive senza aumentare le dosi di farmaco: un traguardo importante, considerando che è proprio questo il nostro obiettivo finale.
D: Esistono quindi attività indicate a prevenire o ritardare il Parkinson?
Danza, lettura, gaiezza e uno stile di vita che privilegia attività sempre diverse e che richiedono reattività sono senza dubbio buoni strumenti di prevenzione.
Secondo me anche un pizzico di stress nella vita quotidiana, ma proprio un pizzico, agisce come i compiti che facciamo fare al computer: aiuta a risolvere velocemente i problemi.
D: Sembra di capire che l’aspetto psicologico nel recupero del paziente colpito da Parkinson abbia molta importanza…
Moltissima, perché parte del rallentamento nei movimenti del paziente è dovuto alla depressione.
D: Ci sono diversi tipi di terapie contro il Parkinson, alcune che nei casi più gravi ricorrono ad interventi chirurgici. Perché scegliere la Terapia Riabilitativa… la considera forse un punto di arrivo?
La ricerca troverà senz’altro nuove e brillanti soluzioni. Ma nel frattempo noi preferiamo affiancare ai farmaci tradizionali terapie riabilitative di tipo “ecologico”, non invasive e con obiettivi nella vita quotidiana, tesi ad un effettivo miglioramento della vita dei pazienti.
S.Pi.