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Quale terapia per la cura dei sintomi dell’emicrania?

17 Novembre 2010

Quale terapia per la cura dei sintomi dell’emicrania? Ne parliamo con il Prof. Piero Barbanti, direttore dell’Unità per la diagnosi e la terapia delle Cefalee e del Dolore dell’IRCCS San Raffaele Pisana, che si occupa in maniera diretta delle terapie finalizzate alla cura dei sintomi delle varie manifestazioni della Cefalea che colpiscono un gran numero di persone, spesso invalidando la loro vita, impedendogli ad esempio di rispettare impegni di lavoro, limitando la loro vita in società e la volontà di dedicarsi alla famiglia e allo svago.

 

 

D.: Prof. Barbanti, quanti pazienti affetti da emicrania si rivolgono attualmente presso il nostro Centro e quali sono le prospettive per il futuro?”

 

“La nostra Unità per la Diagnosi e la Terapia delle Cefalee e del Dolore vede impegnati in attività ambulatoriale 4 medici specializzati che si alternano su 3 giornate a settimana.

Dalla sua Istituzione, circa 6 mesi fa, ha già visitato oltre 500 pazienti. E’ prevedibile che l’anno prossimo il bacino di utenza possa raggiungere la quota di 1500-2000 pazienti.

Occorre ricordare che circa il 20% dei pazienti che si riferisce a noi proviene da fuori regione. Questo anche grazie al sito www.miscoppialatesta.it, di cui sono il curatore scientifico e che raccoglie circa 300.000 contatti all’anno, che fornisce spiegazioni sulle origini del mal di testa e illustra regione per regione i centri cefalee di maggiore rilievo”.

 

 

D.: “Come si esplica l’impegno dell’IRCCS San Raffaele Pisana nella cura dei sintomi dell’emicrania? Ci sono delle terapie particolari? E Dal punto di vista della ricerca scientifica?”

 

“Una novità assoluta al San Raffaele è l’avere organizzato, primi in Italia, posti letto dedicati alla riabilitazione delle cefalee croniche.

I pazienti, provenienti da ogni parte di Italia, sono soggetti che non raramente hanno girato tutti i centri cefalee sul nostro territorio nazionale e che hanno sviluppato un cospicuo abuso di analgesici. Cito ad esempio il caso di una signora 50enne che assumeva 480 supposte analgesiche al mese.

Presso il nostro Centro i pazienti vengono avviati ad una triplice terapia:

  • farmacologica, secondo le linee guida nazionali ed internazionale
  • fisiatrica, utilizzando anche l’idrokinesiterapia, per ridurre le componenti posturali e articolari favorenti il dolore
  • psicologica, con valutazione testistica accurata e supporto psicoterapeutico quotidiano.

Dopo la dimissione il paziente viene quindi riferito ai nostri ambulatori per un lungo follow up.

Dal punto di vista scientifico stiamo eseguendo importanti studi sulla eccitabilità della corteccia cerebrale in pazienti cefalea cronica, mediante l’uso dello stimolatore magnetico transcranico ripetitivo, nonché sul sistema nocicettivo mediante l’uso dei potenziali evocati laser di tipo C. Da ultimo, stiamo per partire, tra i pochi in Italia, con  sperimentazioni cliniche con farmaci rivoluzionari sia per la cura che per la prevenzione dell’attacco”.

 

 

D.: “A proposito della recente notizia legata all’utilizzo delle stimolazioni elettriche al posto dei farmaci, qual è la sua posizione”?

 

“La stimolazione elettrica della corteccia cerebrale o, più recentemente, quella magnetica, sono tecniche in grado di influenzare la soglia di percezione del dolore. Riteniamo però che si tratti di tecniche di nicchia, ricche di valore scientifico, ma riservate ad una minoranza di pazienti. In altri termini, la maggior parte della popolazione cefalalgica è trattabile con successo con un uso sapiente dei farmaci disponibili”.

 

 

D.: “Quanto è importante la diagnosi che individua l’emicrania (distinguendola dagli altri tipi di Cefalee) per l’applicazione di una terapia piuttosto che un’altra? In base a quali criteri viene diagnosticata una cefalea piuttosto che un’altra?”

 

La diagnosi del tipo di cefalea è essenziale. Tutti o quasi conoscono l’emicrania, la cefalea di tipo tensivo e la cefalea a grappolo, ma sono circa 200 le cefalee primarie e secondarie censite dalla ultima classificazione della International Headache Society del 2004.

Ad ogni diagnosi corrisponde una diversa terapia ed una diversa prognosi.

Il colloquio clinico è ancora oggi, nel terzo millennio, l’elemento diagnostico insostituibile”.

 

D.:A proposito della recente notizia che definisce l’emicrania una vera e propria malattia, piuttosto che un sintomo, vuole rilasciare un commento?

 

L’emicrania è certamente una malattia, verosimilmente genetica, e non un sintomo. Il cervello emicranico è paragonabile ad una struttura che si “accende” per un nonnulla (ipereccitabilità), spreca molta di quella poca energia che produce (mancanza del fenomeno neurofisiologico della “abitudine”) e mancando di una valida azione di filtro da parte del sistema endogeno di controllo del dolore (disfunzione dei nuclei troncali) attiva inesorabilmente e periodicamente il sistema trigemino-vascolare che, in ultima analisi, è il responsabile della generazione della sensazione di dolore. Pertanto, potremmo dire che i vasi delle meningi sono solo gli “esecutori” del dolore, mentre il “mandante” è all’interno del cervello. “L’ufficiale di collegamento” tra “mandante” ed “esecutore” sarebbero le terminazione nervose del trigemino proprio sui vasi meningei.

Diversi studi che si sono andati accumulando nel corso degli ultimi 5 anni dimostrano anche delle stigmate anatomiche di questa malattia. Che rimane comunque, ad onore del vero, molto disabilitante ma non pericolosa per la vita”.

 

 

                                                              S.P.