News > Ruolo del neurofisiologo clinico: dalla fisiopatologia alla diagnosi
“Ruolo del neurofisiologo clinico: dalla fisiopatologia alla diagnosi”: questo il titolo del convegno organizzato dalla Società Italiana di Neurofisiologia Clinica (SINC) e tenutosi il 21 ottobre a Pozzilli (Isernia). Una vera e propria “riunione di macroaerea”, che ha coinvolto tutte le regioni centromeridionali (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata).
Dalla riabilitazione alla sala operatoria, il ruolo del neurofisiologo è stato esplorato e analizzato, in ambito ospedaliero e territoriale, declinandolo in base a diverse patologie, tra cui l’emicrania cronica, l’epilessia, la nevralgia trigeminale atipica, l’Alzheimer.
Ad esporre gli aspetti relativi alla neurodegenerazione attraverso lo studio della connettività cerebrale, il dott. Fabrizio Vecchio, ingegnere biomedico e ricercatore del Brain Connectivity Laboratory dell’IRCCS San Raffaele Pisana di Roma.
«Il cervello che invecchia è sottoposto a notevoli cambiamenti neurobiologici. Sfortunatamente, tali cambiamenti sono osservati anche in pazienti con neuropatologie come la demenza ed in particolare l’Alzheimer, il che complica la diagnosi precoce della malattia. Nonostante l’intensa attività di ricerca, non ci sono cure per queste malattie neurodegenerative, ma la diagnosi e la terapia precoce potrebbero rallentare il progresso della malattia o la sua insorgenza. Nel nostro laboratorio di Brain Connectivity cerchiamo di utilizzare moderni approcci allo studio della connettività cerebrale per trovare marcatori utilizzabili per una diagnosi precoce al fine di indirizzare una terapia riabilitativa, farmacologica e non, che permetta di migliorare la qualità della vita e rallentare l’esordio della malattia stessa», afferma Fabrizio Vecchio.