News > Scienza e fede: strettamente vicine o largamente distanti?
2013 anno della Fede, si risveglia la discussione antica.
Utilizzare ogni giorno le armi della scienza e della conoscenza per affrontare la malattia. Vivere le corsie, i laboratori, stare accanto a pazienti e familiari ed affrontare abbracciati a loro disagio, dolore e, spesso, solitudine. Come può un medico, un infermiere, un operatore sanitario, di fronte al suo lavoro che richiede ragione e sentimento, non sentirsi provocato, punto, dalla necessità di capire se Scienza e Fede nel proprio cuore percorrono la stessa strada? Se si intrecciano in risposta ad un’unica domanda? «Non si può non restare meravigliati dalla complessità e dalla logica sottese alla maggior parte dei fenomeni naturali e questo per uno scienziato credente è un apertura al trascendente». Parola del noto fisico italiano Ugo Amaldi, esimio esponente di una famiglia intera che ha dedicato la propria vita allo studio. Questa è la visione della conoscenza che nel suo cammino si imbatte sempre in una “barriera elastica” (come la definiva il matematico aretino Francesco Severi) che rimanda all’esistenza di una realtà sovrumana che ha voluto tutte le cose. A questa interpretazione si contrappone la “religione scientifica”, che basa tutto sulle conoscenze umane, alla base del positivismo ormai imperante.
Si possono dunque ritenere la scienza e la ragione compatibili con la visione religiosa del mondo? Papa Benedetto XVI, nel 2006 all’Università di Ratsibona dichiarò che è «necessario e ragionevole interrogarsi su Dio per mezzo della ragione». «Solo se ragione e fede si ritrovano unite in un modo nuovo», dichiarò in Germania, «se superiamo la limitazione autodecretata della ragione a ciò che è verificabile nell’esperimento». E se la metereologia può spiegare il motivo dello Tsunami «di certo nessuna analisi scientifica», dichiara Marco Bersanelli docente di Astrofisica e Meccanica all’Università degli Studi di Milano, «potrà dirci qualcosa rispetto al dolore delle madri che hanno perso i loro figli». E a chi afferma a ragion veduta che la fede ha frenato la conoscenza, ricordando le emblematiche vicissitudini di Galileo Galilei, si contrappone chi menziona il premio Nobel per la medicina 2012 Shinya Yamanaka, autore di una rivoluzionaria scoperta sulle cellule staminali per giungere alla quale si è rifiutato di avvalersi embrioni umani.
La discussione è da secoli aperta e accesa, ravvivata in particolare in questo 2013 dichiarato dal Papa “Anno della fede”. Ciascun uomo può trarne un giudizio sulla base della propria esperienza e del proprio sentimento, e attraverso un percorso strettamente personale convincersi su quale davvero sia il dolore da alleviare, quale davvero sia l’ammalato da guarire. Nelle nostre corsie, nei nostri laboratori, nelle nostre vite.