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Scompenso cardiaco: studio del San Raffaele sul trattamento con trimetazidina

31 Ottobre 2012

La trimetazidina, farmaco antianginoso, può essere utile nel trattamento di pazienti con scompenso cardiaco, riducendo non solo i sintomi ma migliorando anche la funzione cardiaca e gli outcome clinici. La conferma viene da uno studio pubblicato sull’International Journal of Cardiology che vede tra gli autori Giuseppe Rosano e i suoi collaboratori dell’IRCSS San Raffaele Pisana di Roma.

«In questo studio», spiega il medico «sono stati analizzati insieme i dati dei gruppi che hanno concentrato i loro studi sull’effetto della trimetazidina nello scompenso cardiaco (per l’Italia: San Raffaele Roma, San Raffaele Milano, Universita’ de L’Aquila, Ospedale di Ancona; per l’Armenia: Yerevan; per la Corea del Sud: Seoul)». «Sono stati valutati» puntualizza il ricercatore di via della Pisana, «669 pazienti con scompenso cardiaco. Il trattamento con trimetazidina ha indotto una maggiore sopravvivenza, una riduzione della mortalita’ per tutte le cause, una riduzione dei ricoveri dovuti a nuovi episodi di scompenso».

Nei paesi sviluppati la prevalenza dello scompenso cardiaco è molto elevata e va dal 2% della popolazione generale fino al 10% dei soggetti oltre i 70 anni. Si tratta di una malattia cronica, che compare quando il cuore, danneggiato, non è più in grado di svolgere la sua normale funzione di pompa e di mantenere un adeguato flusso di sangue agli organi. Un milione di Italiani ne soffre, un nuovo caso all’anno si verifica ogni mille abitanti, un caso ogni cento per chi ha più di 85 anni. Secondo recenti stime, il numero di malati tenderà ad aumentare progressivamente sino a raddoppiare nel 2020.