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Si può leggere nel pensiero? Intervista al Professor Piero Barbanti dell’IRCCS San Raffaele Pisana

23 Febbraio 2012

Chi, almeno una volta nella vita, non ha desiderato di poter leggere nella mente altrui?

Un “superpotere” finora relegato nei confini della letteratura fantascientifica, sembra ora diventare una possibilità reale grazie ad uno studio condotto dalla Università di Berkley in California.

Approfondiamo l’argomento, indiscutibilmente interessante e dai più disparati risvolti, con il Professor Piero Barbanti Primario Neurologo presso l’IRCCS San Raffaele Pisana.

 

Professor Barbanti, in base ai risultati di questa nuova ricerca, possiamo affermare che in futuro sarà possibile leggere nel pensiero?

Lo studio condotto dalla Università di Berkley in California ha reso possibile associare un suono alle parole pensate e non ancora pronunciate analizzando l’attività cerebrale.

I neuroscienziati sono andati  nel “magazzino” in cui si raccolgono tali parole (corteccia uditiva secondaria: circonvoluzione temporale superiore), hanno decodificato il segnale elettrico che queste producono e, pazientemente, hanno associato ad esse dei suoni veri, un po’ come avviene nei robot. Con un po’ di fantasia si può dire quindi che si è data voce alle parole non ancora dette, quindi al pensiero.

Siamo in realtà agli albori. La mente è comunque, per fortuna, uno spazio perfettamente protetto e inviolabile. Solo in condizioni patologiche ci sembra che non lo sia. E’ il caso dei disturbi d’ansia e del panico in cui il soggetto ha la sensazione di perdere il controllo (“ho paura di impazzire”) o delle psicosi dove il paziente ha la convinzione che il proprio pensiero possa essere letto o rubato (”furto del pensiero”,“anticipazione del pensiero”).

Esistono tecniche per visualizzare l’attività del cervello e cosa sono in grado di dirci?

Con la TAC e la Risonanza Magnetica possiamo fotografare la forma del cervello ma non capirne il funzionamento. Da quasi 90 anni (1924), possiamo vederne il ritmo mediante l’elettroencefalogramma (che è il corrispettivo esatto dell’elettrocardiogramma), tecnica che apre una finestra sulla attività cerebrale segnalandoci, oltre alla possibile presenza di alcune malattie, se il soggetto è ben sveglio, se ha preso tranquillanti, se si sta assopendo, se dorme ed in che stadio del sonno si trovi. Il cervello però, con questa tecnica, si presenta solo nella sua veste formale, esterna.

Da alcuni anni è invece possibile spiare meglio le attività cerebrali, scoprendone i segreti. Lo strumento è la Risonanza Magnetica Funzionale che si basa sul principio che le parti del cervello più attive sono riconoscibili perché più golose di ossigeno per le proprie aumentate necessità. Più ossigeno mangiano, più appaiono evidenziate. Così facendo anche le zone più profonde e occulte del cervello vengono “colte sul fatto”, spesso quando e dove meno te lo aspetteresti. Una sorta di visualizzazione del gossip cerebrale. Da questa sorta di indiscrezioni si alimenta la ricerca nelle neuroscienze. Per esempio, questa tecnica ha dimostrato che durante l’emicrania cronica (malattia nel corso della quale il paziente si difende rimando fermo il più possibile), sono attivi anche i nuclei del movimento, come se il soggetto volesse scappare via dal suo dolore!


Esistono soggetti in grado di leggere le intenzioni degli altri?

Tutti noi siamo in realtà dotati di questa capacità. Esiste una lettura della mente ed una “lettura del cuore”, cioè l’empatia.

Lettura della mente (mind reading): non è presente alla nascita ma compare verso i 4-5 anni, maturando pienamente verso i 25 anni e deteriorandosi con l’invecchiamento. Durante il mind reading spremiamo la parte più anteriore del nostro cervello (prefrontale), per rispondere a questa domanda: cosa pensa e che intenzioni ha questa persona? Si attivano i nostri neuroni specchio che letteralmente “indossano” la mimica e la gesta altrui per capirle (mettendosi quindi nei panni dell’altro). L’ossitocina aumenta il mind reading incrementando la capacità di analizzare il significato:

  • dell’espressione degli occhi (ne è stato suggerito l’uso nel trattamento dell’autismo)
  • empatia: ci consente di sentire le emozioni dell’altro. E’ innata, permane anche nella demenza. Coinvolge il sistema limbico.
    Si attiva nell’amore, rabbia, colpa ecc. E’ responsabile della contagiosità delle emozioni. Manca nell’autismo e nella schizofrenia. Cala o scompare nei gravi traumatizzati cranici.


Esiste la telepatia? Cosa dice la scienza dei fenomeni paranorali?

Pochi sanno che le neuroscienze hanno studiato discretamente gli aspetti del paranormale usando proprio la Risonanza Magnetica Funzionale. In soggetti in grado di attivare la trasmissione telepatica è stata dimostrata la capacità di iperattivare l’emisfero destro nella zona del paraippocampo, zona cruciale per memoria e affettività. In sostanza, è come se il soggetto con queste facoltà chiamasse a raccolta tutte le sue capacità di memoria e di sintonia affettiva con l’altro. Non solo: è dimostrato che la sensazione di presenze aliene può essere provocata dall’intrusione dell’attività del nostro emisfero destro all’interno del sinistro (ottenibile sperimentalmente anche con stimolazione magnetica transcranica). Infine, le sensazioni paranormali si associano talora a variazione della trasmissione interemisferica causate dalle variazioni della attività geomagnetica.
Attenzione, però: molte trasmissioni telepatiche sono virtuali. Due fidanzati o due amici che si cercano nello stesso istante, che pensano la stessa cosa (“mi hai preceduto in quello che stavo per dirti”), non stanno esercitando la telepatia, ma sono semplicemente in perfetta sintonia di fronte alla vita, sono cioè empatici!