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Sordità: a rischio adolescenti, lavoratori e bambini

29 Ottobre 2008

La sordità e le ipoacusie non riguardano più soltanto
la popolazione anziana. I dati parlano chiaro: se nella fascia di età 0-3 anni sono 22.000 i bambini colpiti, si passa a 98.000 dai 4 ai 12 anni, 1.040.000 dai 13 ai 45 anni con un picco di 1.146.000 tra i 45 e i 60 anni e un ulteriore aumento a 2.884.000 persone nella fascia di età 61-80 anni per giungere a 1.301.000 persone sopra gli 80 anni. I dati complessivi indicano uno scenario di 6.491.000 persone affette da sordità alle quali si aggiungono 1.500.000 persone con problemi uditivi minori, come gli acufeni, per un totale complessivo di 7.990.000 soggetti.

Ad essere a rischio oggi – sottolinea il Prof. Tufarelli, responsabile dell’Unità Operativa di Riabilitazione Otorinolaringoiatrica dell’IRCCS San Raffaele Pisana –   sono soprattutto gli adolescenti, a causa dell’abitudine sempre più diffusa di ascoltare l’i-pod ad alto volume: questi strumenti hanno una capacità di emissione media tra i 90 e i 100 decibel che, sommata ell’inquinamento acustico causato dal traffico e all’introduzione degli auricolari nel condotto uditivo, in grado di incrementare il segnale da 6 a 9 decibel, si traduce in una ‘bomba sonora’ che supera i 130 decibel, l’equivalente di un areo in atterraggio”. “L’indebolimento cronico dell’udito riguarda inoltre i lavoratori industriali – prosegue il Prof. Tufarelli – sottoposti quotidianamente a sollecitazioni ben superiori agli 80 decibel, un livello sonoro in grado di provocare già le prime gravi lesioni alle cellule acustiche. L’esposizione cronica a rumori forti determina un “trauma acustico” cioè un danno funzionale delle cellule acustiche della coclea; purtroppo questo danno è irreversibile ed è per questo che si punta sulla prevenzione degli esposti al rumore”. “Fondamentale poi la prevenzione delle ipoacusie tra i bambini. Spesso, un bambino che sembra distratto o poco attento soffre in realtà di difficoltà a percepire i suoni – continua il Professore – Basti pensare che ogni 1.000 nati 1-2 sono affetti da sordità grave congenita, da 1 a 3 bambini su 100 fra quelli sottoposti a terapia intensiva presentano sordità alla nascita mentre ogni anno nascono in Italia 1.500 bambini sordi e sono 8.000 quelli che necessitano di “sostegno” scolastico per sordità

Sono soprattutto l’audioprotesica e la riabilitazione gli strumenti in grado di migliorare la qualità della vita del paziente audioleso. “Per decidere come intervenire, capire il grado di sordità è indispensabile – spiega il Prof. Tufarelli – Non esiste, infatti, solo la sordità profonda o la normalità ma anche gradi intermedi di lesione uditiva che possono consentire di sentire e comprendere in un ambiente silenzioso ma non in presenza di rumori di fondo. Ciò, ad esempio, può portare i genitori il cui bambino ha una modesta ipoacusia a dire che se non risponde è perché è concentrato nei suoi giochi, e non perché c’è la televisione accesa”. Per sovvertire la situazione la prevenzione è fondamentale. “Per quanto riguarda la prevenzione primaria, ad esempio, si deve migliorare la condizione delle sale parto e le tecniche di rianimazione; bisogna ampliare l’incidenza dell’uso di vaccini per patologie, come la parotite, in grado di determinare lesioni uditive; e ridurre o abbattere le forti fonti di inquinamento acustico. Gli anziani, poi, devono preoccuparsi di migliorare l’alimentazione e ricorrere all’uso di sostanze antiossidanti e farmaci specifici. Ancora più importante è la prevenzione secondaria, quella cioè sugli esiti della sordità, che deve contare su una diagnosi precoce. Basti pensare che nel neonato sano la sordità profonda incide per l’11,4 per mille, mentre nei neonati a rischio l’incidenza è del sette-otto per cento. Si capirà quindi l’importanza che può avere eseguire screening neonatali in tutti i punti nascita. Diagnosticare una sordità profonda in un neonato, infatti, consente di protesizzarlo o di impiantarlo con un impianto cocleare tempestivamente, prevenendo, così, il sordomutismo e gli enormi costi personali e sociali che questa condizione comporta (pensione per tutta la vita, un insegnante di sostegno e un comunicatore per tutta la durata della scuola, ecc.) – conclude il Responsabile dell’Unità Operativa di Riabilitazione Otorinolaringoiatrica dell’IRCCS San Raffaele Pisana -.
Un ruolo fondamentale nella lotta alla sordità e all’emarginazione che questa comporta è rivestito dalla riabilitazione logopedica grazie alla quale pur avendo problemi d’udito si può imparare a comunicare se non a parlare”.